Alla fine di un'altra giornata turbolenta, la lista dei ministri non c'è. Carlo Cottarelli entra ed esce dal Quirinale, mentre i partiti si sfilano a uno a uno, dichiarando ufficialmente di non essere intenzionati a votare la fiducia al governo di «Mister Forbici».
La strada già in salita diventa ripida, la pendenza pressoché impossibile. E così inizia la ridda di ipotesi sulla data del voto, con una folle corsa a perdifiato in cui prendono quota finestre sostanzialmente impraticabili come quella del 29 luglio (servono almeno 60 giorni per predisporre le liste per gli italiani all'estero in base alla Legge Tremaglia). Inoltre per i partiti fuori dal Parlamento sarebbe impossibile raccogliere le firme nei tempi stabiliti per presentarsi il 29 luglio, con l'evidente rischio di ricorsi e bufere giudiziarie.
L'esecutivo dell'economista cremonese sembra definitivamente avviato verso il tramonto nel tardo pomeriggio, ma poi le voci di una rinuncia vengono smentite e Cottarelli dovrebbe tornare oggi al Colle. «Sto completando la lista dei ministri» dice il premier incaricato intercettato a passeggio a via del Corso da Alessandro Poggi per Night tabloid, su Rai Due. L'economista alla domanda se sia ottimista risponde: «Sì». «L'unica cosa che dico è che stiamo considerando alcune questioni sulla lista dei ministri», aggiunge. Di certo Cottarelli nel corso delle ultime 24 ore ha dovuto affrontare comprensibili resistenze da parte dei possibili ministri vista la durata neppure balneare del suo governo. Le consultazioni, insomma, si sono scontrate contro un muro di perplessità. «Ministro? No, grazie, sto bene dove sto», la risposta incassata da alcuni dei super tecnici individuati dall'ex direttore degli Affari fiscali del Fondo monetario internazionale. L'invito di Sergio Mattarella è di tenere duro, anche perché l'intenzione del capo dello Stato è quella di portare il Paese alle urne con un governo neutrale e non con il governo Gentiloni.
Cottarelli incassa il sì (con riserve) di Guido Tabellini, economista e docente della Bocconi per il ministero dell'Economia. Per la Difesa la scelta sarebbe ristretta all'ammiraglio Valter Girardelli, all'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e all'ex ministro Giampaolo Di Paola. E poi il giurista Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato, Paola Severino, rettore della Luiss e già ministro della Giustizia nel governo Monti, Francesco Paolo Tronca, già commissario straordinario del Comune di Roma dopo il crollo della giunta Marino, Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai ed Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro per il governo Letta, che intercettato dai cronisti nei pressi del Campidoglio, svicola: «Io nel totoministri del governo Cottarelli? Devo appunto scappare da un'altra parte, sono di fretta».
Per il resto i sondaggi si infrangono contro le perplessità degli interpellati, molto dubbiosi sulla possibilità di fare i ministri in sedicesimo, senza fiducia e con un piano inclinato già predisposto verso le urne.
In serata, poi, tutto sembra riaprirsi, si rincorrono le voci più incontrollate e addirittura riprende quota l'idea di una controvirata verso un governo politico Lega-Cinquestelle quando Luigi Di Maio si dice «disponibile a una soluzione ragionevole con Mattarella». L'ultima suggestione impazzita di una crisi tanto drammatica quanto grottesca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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