Coronavirus

Covid, il dizionario degli orrori

Da un anno a questa parte facciamo uso di un vocabolario composto da pochi termini così tanto ripetuti da diventare ormai indigesti. Un vero e proprio “dizionario degli orrori”, su cui vale la pena riflettere

Covid, il dizionario degli orrori

"Parole, parole, parole". Cantava così Mina tanti anni fa e ancora oggi quella melodia appare più attuale che mai. Non ci sono solo gli ormai inflazionati “pandemia”, “lockdown”, “coprifuoco”, “Cts” o “variante”. Da un anno a questa parte facciamo uso di un vocabolario composto da pochi termini così tanto ripetuti da diventare ormai indigesti. Un vero e proprio “dizionario degli orrori”, su cui vale la pena riflettere. E un po’ scherzare.

A come Algoritmo
Forse non ce ne siamo accorti, ma ormai sono i numeri a gestire le nostre vite. Una Regione è gialla, arancione o rossa? Decide lui, il deus ex machina di ogni scenario. Un enorme calcolatore superscientifico e ultra testato, vanto dei nostri matematici. Unico problema: a volte sbaglia pure lui. E quando succede sono dolori.

B come Bergamo
Fonti (non) accreditate assicurano che Giuseppe Conte non sappia neppure dove si trova la città di Giorgio Gori. Forse è per questo che nell’epicentro della pandemia c’è andato solo mesi dopo la strage silenziosa, arrivando peraltro a notte fonda. Ferita sanguinante, ancora non rimarginata: i bergamaschi sono gente tosta, e non dimenticano.

C come Coronavirus e Covid
Praticamente la coppia del male. La metà dei politici, giornalisti, commentatori e scienziati ancora non riescono a distinguerli, benché siano concetti ben distinti. Facciamo chiarezza: il primo termine descrive la tipologia di virus (nel nostro caso Sars-CoV-2), il secondo la malattia da esso prodotta. Che poi non è che sia così difficile.
Piccolo appunto: con C sarebbe da citare pure la parola Congiunto. Ma la questione dei dpcm e della classificazione dei parenti sulla base del livello di affetto è talmente imbarazzante da far cadere ancora oggi le braccia. Meglio sorvolare.

D come Dita nel naso
Poveri bimbi. Per evitare di infettarsi ormai devono imparare prima del tempo a non fare le pulizie di Pasqua a suon di ditate. Altrimenti il rischio è di infettarsi e finire tutti i Dad. Per gli adulti invece l’epidemia è stata un vantaggio: con le mascherine ormai risulta impossibile fare figuracce stile Joachim Low.

E come “Eravamo quattro amici al BAR
Praticamente ritrovarsi a fare aperitivo è diventato più rivoluzionario che organizzare l’assalto alla Bastiglia. Un vero gesto di ribellione. Una volta il barista chiedeva: “Aperol o Campari”? Ora: “Controlli tu che non arrivino gli sbirri?”

F come Farmaco
Racchiudiamo qui tutte le agenzie del farmaco nazionali, internazionali e galattiche. Dall’Ema all’Aifa, non stanno dando grande prova di sé. L’ente europeo sembra l’Italia del Rugby al 6 nazioni: ogni volta che c’è una gara per approvare un siero, l'Ema arriva sempre ultima. L’Aifa, invece, ha modificato il bugiardino dei vaccini con la stessa frequenza con cui si cambiano le mutande. Meritano entrambe il cucchiaio di legno.

G come Gomito
Un tempo utilizzato per rompere i denti a chi ci stava antipatico, ora si è trasformato nell’unico mezzo con cui salutare un conoscente. Al diavolo gli abbracci, banditi i due o tre baci sulle guance: poco importa se due malcapitati mentre si battono il gomito poi si scatarrano anche in faccia. L’importante è non darsi mai più la mano.

H come Hotel
sono il simbolo della creatività italiana. Tecnicamente sono chiusi, come buona parte delle strutture ricettive. Quelli però che hanno nelle vicinanze una Spa, una struttura termale o anche solo una vasca da bagno con l’acqua calda, restano aperti per sedute “detox”. Ne sa qualcosa Andrea Scanzi.

I come Idrossiclorochina: Non s’è ancora ben capito se riesce davvero a curare la Covid oppure no. Molti medici sul campo sostengono di sì, i virologi da salotto tv assicurano di no. Ma poi, in fondo, chi se ne frega? È sempre stata più una disputa ideologica che medica.

L come Lancet
La pandemia verrà ricordata come l’occasione in cui la più importante rivista scientifica del mondo è riuscita a pestare la più colossale delle cacche. Do you remember? Lancet pubblicò un articolo per sotterrare il "farmaco dei sovranisti", la clorochina, per poi scoprire che lo studio finito sulle sue pagine era pieno zeppo di dati farlocchi e mal interpretati. Una figuraccia cosmica.

M come Matrimoni
Piccola digressione personale. Sentita solidarietà a chi da due anni è costretto a rinviarlo (me compreso). E agli operatori del settore che da 24 mesi lavorano a spizzica e bocconi, senza uno straccio di certezza. Nel 2021 le feste di nozze si faranno? Io non l'ho ancora capito. Boh.

N come Negazionisti
Non fate i finti tonti. Tutti quanti almeno una volta siamo stati fieri e convinti negazionisti. Chi più, chi meno, ci siamo fatti abbindolare dall’altalena di dichiarazioni contrastanti. Da “è solo una influenza” a “ammazza come la peste”, ognuno di noi ha vestito anche solo per un momento i panni della signora che disse: “Non ce n'è Coviddi”.

O come Oms
Ce ne sarebbero di cose da scrivere e di errori da sottolineare. Due esempi su tutti: 1) il ritardo con cui ha dichiarato l’emergenza pandemica; 2) la solerzia con cui ci ha informato che le mascherine servivano a poco o niente. Il coronavirus farà da spartiacque per questa istituzione un po’ logora. Forse bisognerà rivederne il funzionamento e soprattutto il livello di indipendenza. Lo suggeriscono due episodi: 1) le due fallimentari missioni in Cina alla ricerca della verità sul virus, risultate in entrambi i casi più una gita al guinzaglio della Cina che una ricerca vera e propria; 2) lo scandalo che ruota attorno al ritiro del report scritto dai ricercatori di Francesco Zambon sulla risposta “caotica e improvvisata” dell’Italia al virus. Alcune mail fanno supporre che l’Organizzazione abbia vestito i panni della “foglia di fico” per le decisioni del governo, e che abbia fatto di tutto per evitarne i fastidi dopo la pubblicazione dello scomodo dossier. Non proprio il miglior modo per mostrarsi neutrali rispetto al Potere.

P come Piano pandemico
C’era o non c’era? Chi avrebbe dovuto aggiornalo? L’abbiamo attivato oppure no? Perché a febbraio hanno scritto un “piano segreto” da zero, dedicato al coronavirus, e poi l’hanno tenuto chiuso in un cassetto? Gli interrogativi sono così tanti che servirebbe un papiro per raccoglierli tutti. L’unica certezza è che di risposte, per ora, dalle istituzioni preposte ne sono arrivate davvero poche.

Q come Quesiti
Parola strettamente collegata a quanto detto poco fa. Per un anno abbiamo studiato, fatto ricerche, pubblicato report su un nemico piccolo, invisibile e bastardo. Eppure siamo ancora pieni zeppi di interrogativi senza soluzione.

R come Resilienza
Se facessimo un sondaggio, probabilmente scopriremmo che l’85% degli italiani non ha ancora ben chiaro il significato del termine. Il procuratore di questa parola è senza dubbio l’ex premier Conte, che l’ha utilizzata con più frequenza di quanto Mino Raiola faccia cambiare squadre a Ibrahimovic. Non credo che nell'utilizzare questo vocabolo l'Avvocato del popolo si riferisse all'accezione di "resistenza alla rottura dei materiali", ma alla “capacità di reagire di fronte alle difficoltà”. Ecco, magari ne abbiamo anche avuta di resilienza… ma ora credo che l’espressione con la R che più si addice allo stato d’animo degli italiani sia: “rottura di c…”.

S come Speranza
Questo termine ha due significati almeno. Il primo di solito viene associato al colore verde, tipo “la speranza di ripartire”, sentimento ormai soppiantato dall’illusione. Ci dicono sempre che si vede la luce in fondo al tunnel, eppure la fine non arriva mai: quanto è lunga ‘sta galleria? 
L’altra accezione riguarda un cognome, quello del ministro della Salute. Non ci dilungheremo, ma certo il coronavirus ha dato all’esponente di Leu una visibilità insperata. Dopo il crollo del Conte II, per un misterioso bisogno di continuità è riuscito addirittura a conservare il posto nonostante le tante ombre e i non pochi errori. In pratica è l’unico ad averci guadagnato.

T come Trombosi
Sono il vero spauracchio della campagna di vaccinazione. La statistica dice che i casi sono pochi su milioni di milioni. In percentuale parliamo dello zero-virgola-nulla. Il rischio è di gran lunga inferiore alla probabilità che ognuno di noi ha di vincere al Superenalotto. Però la legge di Murphy è chiara: se una delle due cose deve accadere, non sarà quella che ti fa diventare ricco. Dunque uno si vaccinerà pure, ma una toccatina non guasta mai.

U come Utopia
Tecnicamente si tratta della "aspirazione che non può avere attuazione". Prendiamo in prestito la lettera per introdurre due espressioni pandemiche, intimamente legate all'Utopia. Ovvero "balconi" e "andrà tutto bene". Nel marzo scorso abbiamo cantato, ballato, giocato a tennis sui terrazzi col sorriso sulle labbra di chi era convinto che presto sarebbe finito tutto. Alla faccia. Un anno dopo siamo ancora qui, più rinchiusi che mai. Non sappiamo quando finirà, ma abbiamo un'unica incrollabile certezza: non è andato per niente bene. Nulla.

V come Vaxzevria
Direte: che è? Niente, solo il nuovo nome di AstraZeneca, il più vituperato dei vaccini. Sostenuto dai buona parte dei governanti europei, efficace a targhe alterne oggi l’80% domani il 90%, utilizzabile prima sotto i 55 anni, poi fino a 65, infine solo dopo 60, non sappiamo ancora se ti fa prendere coccoloni, né se funziona contro le centomila nuove varianti. Però è l’unica arma che ci rimane. E non è una buona notizia.

W come Wuhan
In teoria dovrebbe essere il focolaio originale, il bubbone da cui è uscito il pus virulento. Però ormai non possiamo essere certi neppure di questo. Di sicuro è il punto zero di questa tragica infinita storia. Che speriamo possa finire presto.

Z come Zanzarologo
Ricordate la querelle? Giorgio Palù che accusa Andrea Crisanti di essere poco più di uno zoologo, dunque non titolato a parlare di virus e contenimento dell’infezione. Lo usiamo come esempio per dedicare un pensiero ai vari Burioni, Galli, Pregliasco, Ricciardi, Bassetti, Capua, Viola e compagnia cantante. Metà della confusione e della suspense di questa pandemia ce l’hanno regalata loro: liti, dichiarazioni, previsioni rilasciate in tv e poi rapidamente smentite.

Uno show di cui, credo, non sentiremo la mancanza.

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