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Crac inglese, 500mila turisti nel caos

File chilometriche e attese infinite negli aeroporti. In fumo 22mila posti di lavoro

Crac inglese, 500mila turisti nel caos

Londra Migliaia di vacanze finite in fumo, 150mila turisti da rimpatriare, 22mila posti di lavoro a rischio, dei quali ben 9mila soltanto nel Regno Unito. Il fallimento del tour operator Thomas Cook, la più antica agenzia di viaggi del mondo, lascia una strascico di caos e disperazione. Ieri, dopo che anche l'ultimo tentativo di salvataggio era fallito, la società, fondata nel 1841, ha cessato ogni operazione con effetto immediato, lasciando a terra, in ogni parte del pianeta più di 500mila suoi clienti. Così a rimpatriarli ha dovuto pensarci il governo con un'operazione in grande stile, la più imponente che si ricordi in tempo di pace. Il recupero di tutti i turisti potrebbe però durare anche un paio di settimane creando caos e inconvenienti di non poco conto.

File chilometriche e attese infinite negli aeroporti, famiglie da alloggiare in sistemazioni di fortuna, tabelle orarie da riorganizzare. Ieri, sono riuscite a tornare a casa almeno 14mila persone e il Dipartimento dei trasporti ha messo a disposizione 45 jet per consentire le operazioni di rimpatrio con voli provenienti non solo dall'Europa, ma anche dall'America Centrale. L'Operazione Matterhorn, così è stata chiamata, prevede voli che coprono ben 64 rotte da coprire anche grazie ad aerei prestati da alcune compagnie aeree come la EasyJet e la Virgin. Tutti i viaggi e le vacanze programmate dalla Thomas Cook sono state cancellate e i clienti dovranno ricorrere a uno schema governativo o all'assicurazione della loro carta di credito per tentare di avere un risarcimento, ma certo ci vorrà del tempo. Intanto, la vacanza tanto agognata, il viaggio di nozze regalato dai genitori, il viaggio sognato per tutta la vita sono svaniti così, da un giorno all'altro. Quello che resta sono migliaia di passeggeri in attesa negli aeroporti, con bambini stanchi e urlanti, totalmente all'oscuro di quello che li attende nelle prossime ore. C'è chi non avrà neppure il rimborso per quello che ha perso, come Leanne Jones, madre di due bimbi a cui erano stati regalati dei buoni dell'agenzia con i quali la signora intendeva portare i figli a Disneyland. Adesso sono carta straccia e il regolamento risarcitorio non comprende i voucher. Ma c'è chi se la passa anche peggio della signora Jones come quei passeggeri che ancora non sanno quando potranno ritornare a casa. Un certo numero di clienti potrebbero perfino dover prenotare autonomamente un volo di ritorno a proprie spese eppoi chiedere il rimborso.

La Thomas Cook aveva sedi anche all'estero e i passeggeri che subiranno le conseguenze del fallimento sono circa mezzo milione, mentre i posti di lavoro a rischio sono 22mila. Sempre ieri il ministro degli Affari Andrea Leadsom ha annunciato di voler scrivere al Servizio per le Insolvenze invitandoli ad aprire un'inchiesta urgente per determinare le circostanze che hanno condotto alla liquidazione della società. L'inchiesta prenderà inoltre in considerazione la condotta dei top manager che fin dal 2014 a oggi hanno ricevuto 20 milioni di sterline tra salari e bonus.

La connessione tra i fallimenti di alcune società e le paghe miliardarie dei loro direttori sembra essere infatti una delle maggiori preoccupazioni del governo che nei giorni scorsi si è rifiutato di intervenire per salvare la Thomas Cook dal collasso. «Temo che saremmo riusciti a tenerla a galla soltanto per un breve periodo eppoi avremmo comunque dovuto rimpatriare la gente» ha dichiarato il ministro dei Trasporti Grant Shapps, difendendo la posizione governativa.

L'operazione Matterhorn costerà a ogni modo ai contribuenti 100 milioni di sterline.

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