"La nube? Il Cremlino è il principale sospettato. Improbabile l'uso delle armi nucleari"

Il generale americano: "Mosca punta a distogliere l'attenzione dai suoi crimini in Ucraina, ma Kiev ristabilirà ovunque la sua sovranità"

"La nube? Il Cremlino è il principale sospettato. Improbabile l'uso delle armi nucleari"

Se la Russia alza il tiro, l'Occidente prende le contromisure. Anche la risposta all'annessione dei territori ucraini occupati dai russi, ufficializzata ieri dallo zar nel Gran Palazzo del Cremlino, non si fa attendere. L'Onu stila una risoluzione di condanna, gli Usa dicono che non riconosceranno mai i referendum e la Ue chiede ai paesi membri, date le mutate condizioni di sicurezza, di revocare i visti concessi ai russi. Intanto, tra sabotaggi sospetti dei gasdotti nel Mar Baltico, accuse incrociate e minacce nucleari, l'escalation dello scontro tra Mosca e Washington fa sempre più paura. «Ma Putin - assicura il generale Ben Hodges, ex comandante supremo dell'Esercito americano in Europa che per primo aveva previsto la riscossa di Kiev - deve fare già i conti con la sconfitta in Ucraina, per cui l'ultima cosa che vuole è cacciarsi in un conflitto contro Stati Uniti e Nato».

L'annessione ufficiale dei territori ucraini occupati può essere un pretesto per usare, come ha detto Putin, «tutti i mezzi per proteggere l'integrità territoriale» della Russia?

«Questo è ciò che Putin dirà al suo popolo, ma nessun altra nazione al mondo, forse tranne la Siria e la Corea del Nord, riconoscerà queste annessioni che il segretario generale dell'Onu ha già definito illegittime. L'Ucraina continuerà quello che già sta facendo per liberare il proprio popolo e le proprie terre. Vediamo tutti quello che sta succedendo nei territori occupati dai russi, dove non si arresta l'avanzata della controffensiva di Kiev».

Mosca potrebbe arrivare ad usare le armi nucleari tattiche?

«C'è ovviamente una possibilità, ma penso che sia improbabile. A Putin non importa quante persone innocenti possano morire, ma sa che sarebbe una mossa suicida e la sua cerchia è ben consapevole che se la Russia dovesse usare qualsiasi tipo di arma nucleare gli Stati Uniti risponderebbero. E la risposta sarebbe proporzionale all'attacco. Ogni governo e ogni leader dovrebbero fare pressioni sui russi affinché sia loro chiaro che, se hanno qualche speranza di un ritorno a una parvenza di normalità negli anni post conflitto, allora dovranno assicurarsi che Putin non usi il nucleare».

Siamo vicini a uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti?

«No, l'amministrazione Biden, insieme agli alleati, ha fatto tutto il possibile per evitarlo. Il Cremlino sta già perdendo contro l'Ucraina e l'ultima cosa che vuole è proprio arrivare a un conflitto contro gli Stati Uniti e la Nato».

Allora come andrà a finire?

«L'Ucraina, dopo aver sconfitto le forze russe, riuscirà a ristabilire la sua sovranità su tutto il suo territorio, compresi Donbass e Crimea. Entro la fine di quest'anno gli ucraini respingeranno i russi oltre la linea di contatto del 23 febbraio e libereranno la Crimea entro la metà del 2023».

Nel contesto generale di escalation si inseriscono anche gli attacchi ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Chi c'è dietro e quali sono gli obiettivi e i messaggi che si vogliono mandare?

«Non sappiamo ancora, ma la Russia è il mio primo sospetto. Mosca è solita fregarsene del diritto internazionale e delle conseguenze ambientali.

Colpire infrastrutture strategiche è un modo per mettere ulteriormente in fibrillazione l'Europa sulla questione della sicurezza energetica, spostando l'attenzione dalle altre illegalità commesse dal Cremlino in Ucraina e creando de facto le condizioni per un isolamento del Mar Baltico».

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