Stiamo vivendo, come direbbe Branco, una congiuntura astrale unica. E non possiamo rischiare di perderla. Non si tratta di amore, ma di soldi. Il pianeta dell'euro si è posizionato bene, permettendo alle nostre imprese di esportare in America in modo più che competitivo. I tassi di interesse sono i più bassi da trent'anni a questa parte. Il che vuol dire risparmi di miliardi per onorare il servizio del debito pubblico, ma anche per indebitarsi in banca. E infine il petrolio, tranne che alle pompe di benzina gonfiate da tasse e accise, te lo tirano dietro: per un Paese che non trivella e non usa l'atomo è un regalo favoloso. È difficile pensare che l'allineamento di questi tre pianeti possa durare a lungo, conviene sfruttarlo.
Da parte sua il governo ha fatto due mosse di buon senso. Sul mercato del lavoro ha sostanzialmente cancellato le rigidità dell'articolo 18 e sta finanziando le assunzioni con una generosa detassazione sui contributi. La seconda manovra riguarda le imposte: ha ridotto, solo per i dipendenti a più basso reddito, il cuneo fiscale e grazie alle annunciate cancellazioni di Imu e Tasi darà un segnale sul patrimonio della classe media.
Tutto questo ha un costo. Queste detassazioni sono fatte in deficit. La spesa pubblica continua a crescere. Basti pensare alla recente polemica sui tagli alla sanità. Il fondo sanitario sarà a quota 111 miliardi. E le Regioni si lamentano di una sforbiciata di due miliardi. Non è vero. O meglio, occorre mettersi d'accordo. Nel 2016 il Fondo, secondo le previsioni, doveva salire da 110 miliardi di euro (del 2015) a 113 (nel 2016). Dunque non c'è stato alcun taglio vero. Quello che si è verificato è banalmente una riduzione della crescita della spesa sanitaria. Dal punto di vista contabile spenderemo un miliardo in più: altro che taglio.
Tutto ciò per dire che data la congiunzione astrale in cui ci troviamo, una crescita dello «zero virgola» - come avverrà quest'anno - rappresenta nulla. È il minimo che ci si potesse aspettare. Se i pianeti non si fossero allineati, è facile pensare che saremmo stati ancora in recessione.
Per dare numeri e fissare obiettivi, possiamo tranquillamente dire che se nei prossimi anni non si dovesse crescere almeno del due per cento, la politica economica di questo governo rappresenterebbe un fallimento. È come avere assegnati quattro rigori, di cui tre a porta vuota, e segnarne uno. Magari grazie a una papera del portiere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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