Roberto Fabbri
Nel suo conflitto con l'Ucraina, la Russia ha tutto il mondo contro - Onu compresa come ha ricordato ieri il segretario generale Antonio Guterres, e perfino la presidenza di turno austriaca dell'Ue, tra le più disponibili verso Mosca, ha anticipato che presto verrà discusso il tema di nuove sanzioni da applicare alla Russia. Ma Vladimir Putin fa la faccia dura e va avanti. Ieri il presidente russo ha parlato al telefono (direttamente in tedesco, presumiamo, visti i suoi trascorsi con il Kgb nell'allora Germania Est) con Angela Merkel e le ha espresso la sua «preoccupazione» per l'instaurazione della legge marziale nelle province ucraine che confinano con la Russia o con i territori da essa occupati. Poi ha messo in chiaro che se l'escalation proseguirà, magari sfuggendo di mano a qualcuno dei contendenti, la colpa sarà solo di Kiev.
Era questo il messaggio più temuto a Berlino, come nel resto d'Europa. Dove si teme che il conflitto a bassa intensità che da quasi cinque anni insanguina l'Est dell'Ucraina, dove ha fatto diecimila morti e dove sono state proclamate due «Repubbliche» filorusse con il sostegno armato di Mosca, non solo torni a divampare ma possa degenerare in una guerra vera tra il colosso russo e l'Ucraina che guarda a Occidente.
Per questo già lunedì Berlino e Parigi avevano offerto la loro mediazione nell'ambito del «gruppo Normandia» che si occupa del conflitto russo-ucraino di cui fanno parte insieme con Mosca e Kiev. Ma ieri è arrivato un secco diniego russo: non abbiamo bisogno di mediatori per parlare con Kiev, ha detto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha insistito nell'attribuire al presidente ucraino Poroshenko la responsabilità di «provocazioni al confine russo» che «i suoi alleati occidentali farebbero bene a fargli capire che deve cessare».
A riprova che il Cremlino intende trattare la questione come una grave violazione dei suoi confini nelle acque della Crimea (ignorando il fatto che tutto il mondo Onu compresa non li riconosce) , ieri sono cominciati presso il tribunale di Simferopoli (capoluogo della Crimea annessa da Mosca nel 2014) le udienze preliminari dei processi ai 23 marinai ucraini catturati dopo lo scontro navale nello stretto di Kerch, e che la Russia accusa di passaggio illegale della frontiera. Dodici marinai sono già stati interrogati (nella foto uno di loro) e la corte russa ha diffuso filmati in cui ammettono lo sconfinamento e riconoscono di essere stati a conoscenza che la loro era una «missione provocatoria».
Si tratta esattamente della tesi di Mosca, e il capo di stato maggiore della Marina ucraina Ihor Voronchenko ha dichiarato che i suoi uomini sono stati costretti a sostenerla. Ai tre è stata inflitta la detenzione preventiva in carcere per due mesi.
Al tempo stesso, Kiev ha ammesso che a bordo delle navi sequestrate dai russi c'erano degli agenti del controspionaggio ucraino. Il capo dell'intelligence di Kiev, Vasyl Hrytsak, ha insistito che si trattasse di «missioni di routine regolarmente effettuate da quattro anni, esattamente come fanno anche i russi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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