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Omicidi, racket, violenze: scatta l'allarme Foggia. Ma Lamorgese latita

La provincia dilaniata da episodi di violenza è senza Prefetto. E il procuratore nazionale antimafia lancia allarme Foggia

Omicidi, racket, violenze: scatta l'allarme Foggia. Ma Lamorgese latita

“Vieni a prenderti a tuo fratello, l’ho appena accoltellato”. È l’ultima videochiamata che l’omicida di 15 anni, reo confesso, ha fatto lunedì sera al fratello della vittima dopo aver colpito con un coltello un ragazzo di 17 anni, a San Severo.

La provincia di Foggia da un mese è senza prefetto. L’ultimo è andato in pensione, come si sapeva sin dal suo insediamento un anno fa, e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese non ha ancora nominato il sostituto. “Siccome il prefetto è il rappresentante del Governo in provincia - dice il consigliere regionale di Fratelli d’Italia De Leonardis - bisogna ritenere che per il ministro degli Interni Lamorgese non sia necessario che la terra della Quarta mafia abbia il proprio punto di riferimento cardine della presenza dello Stato, e che non abbia ancora ben compreso la gravità dell'emergenza criminalità in provincia di Foggia”.

Una provincia sesta in Italia per indice di presenza mafiosa e al primo posto per furti d’auto. Auto in fiamme nel cuore della notte, portoni cosparsi di benzina, ingressi delle aziende imbrattati con sangue di agnello, buste con proiettili, telefonate anonime: quarantun volte negli ultimi trentasei mesi, alla media di più d'uno ogni trenta giorni. Gli episodi di violenza nel Foggiano sono all’ordine del giorno, e si susseguono sempre più cruenti. Non solo microcriminalità, ma soprattutto mafia. A denunciare la situazione e accusarne l’assenza di consapevolezza è stato il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che è giunto a Foggia il 17 luglio in assenza del ministro dell’Interno. “La Foggia che ricordo io era molto diversa da quella della quale leggo ora. Oggi vedo una città e una provincia attraversate da profondi e gravissimi fenomeni criminali dei quali non c'è ancora piena consapevolezza. Vedo pochi giudici in questa sala. Quanto accaduto a Foggia a partire dagli anni '70 non è causale, ma il frutto di una sottovalutazione delle dinamiche socio-economico-culturali sviluppatesi nel corso del tempo in questa terra. Questa è una grave responsabilità perché ha ritardato anche la messa in campo delle misure necessarie”.

Nel frattempo un’intimidazione pesante è arrivata al procuratore capo della Repubblica di Foggia, con dei cartelli affissi sugli alberi nella zona pedonale della città: “Procuratore Vaccaro visto che mi costringi a diventare un assassino, ti ammazzerò”. Ma se il capo della della direzione nazionale antimafia è consapevole della situazione, il ministro Lamorgese latita. Il 12 luglio infatti il ministro dell’interno doveva essere presente in consiglio regionale per una seduta monotemica su Foggia. Hanno fatto prima i sicari. Il 10 luglio un ragazzo di 37 anni, piccoli precedenti per spaccio, è stato trivellato di colpi di pistola da un sicario tra una parrocchia e un autolavaggio in pieno giorno d’avanti ai passanti. E il ministro dell’Interno ha cancellato la sua presenza in consiglio, che è stato annullato. “Una esecuzione alla luce del sole - ha detto De Leonardi di fdl - Tutto ciò mentre il ministro Lamorgese, tra qualche ora, avrebbe dovuto presenziare al Consiglio regionale monotematico dedicato alla Capitanata, che invece è stato rinviato a data da destinarsi per la sopraggiunta assenza del ministro”.

Dure critiche sono arrivate anche dai 5stelle, l’assessore regionale Rosa Barone insieme ai parlamentari grillini (quando erano ancora al governo) ha invitato una lettera al ministro “a volte è lo stesso Stato a negare o a ridimensionare il fenomeno mafioso, perché se lo si ammette poi si è costretti ad agire. Alla luce dell'ennesimo episodio di sangue, in una zona molto popolosa della città di Foggia, e della sfrontatezza sempre più accertata dei criminali riteniamo ormai indifferibile un incontro con il ministro. La nostra provincia vive da anni in una situazione di terrore, causata dall'attacco che mafie feroci, spietate e violentissime stanno portando al tessuto economico e sociale. SIamo delusi dal Ministro Lamorgese, siamo abbandonati".

Il senatore di Forza Italia Luigi Vitali è intervenuto con due interrogazioni: “ma evidentemente o siamo davanti a una enorme sottovalutazione o Foggia dev'essere l'ultimo dei problemi della ministra degli Interni. Se Lamorgese non è in grado di affrontare questa emergenza, ne tragga le dovute conseguenze. Resto dell'idea - prosegue Vitali - che si debba fare come a Brindisi: non sono 20 o 30 uomini in più su un territorio tanto vasto a poter risolvere il problema. Per sei mesi le forze dell'ordine, con i necessari rinforzi, setaccino Foggia e la provincia, facciano sentire che davvero lo Stato è presente, soltanto così otterremmo anche la collaborazione dei cittadini. E se il Viminale ha problemi di numeri, allora chieda l'ausilio dell'Esercito. La mafia foggiana è la più perniciosa, stretta da fortissimi legami familiari: bisogna dare una risposta eclatante che, finora, non c' stata. E a pagarne il prezzo, dopo i cittadini, sono proprio magistrati e forze dell’ordinehe si debba fare come a Brindisi: non sono 20 o 30 uomini in più su un territorio tanto vasto a poter risolvere il problema. Per sei mesi le forze dell'ordine, con i necessari rinforzi, setaccino Foggia e la provincia, facciano sentire che davvero lo Stato è presente, soltanto così otterremmo anche la collaborazione dei cittadini. E se il Viminale ha problemi di numeri, allora chieda l'ausilio dell'Esercito. La mafia foggiana è la più perniciosa, stretta da fortissimi legami familiari: bisogna dare una risposta eclatante che, finora, non c' stata. E a pagarne il prezzo, dopo i cittadini, sono proprio magistrati e forze dell’ordine».

Il ministro Lamorgese in una nota ha fatto sapere che non ha annullato la presenza al consiglio monotematico perché impegnata a Praga con i suoi colleghi europei, ma l’appuntamento era stato richiesto da oltre due anni. Nella nota Lamorgese ha detto che è stato già tre volte a Foggia. L’ultima a gennaio per il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza, dove il ministro annunciò l’arrivo di 50 agenti di Polizia ma di quegli uomini promessi (gia insufficienti rispetto all’organico previsto) non vi è traccia.

In assenza dello stato, avanza la politica, non sempre in maniera consona. Infatti Emiliano ha pensato di istituire un organismo non si capisce bene di quale natura per affiancare i commissari al Comune di Foggia sciolto un anno fa. Su questo sono intervenuti i deputati di Forza Italia con una interrogazione al Ministro Lamorgese, Mauro D’attis alla Camera e Maurizio Gasparri al Senato: Lo scorso 27 maggio, dopo quasi un anno, il presidente della Regione Puglia, Emiliano, ha deciso di costituire un organismo istituzionale per affiancare il commissario prefettizio e sostenerlo "in tutte quelle attività che hanno inevitabilmente natura politica". Ci sembra una decisione potenzialmente lesiva dell'autonomia amministrativa del Commissario: per questo, abbiamo chiesto quale sia il presupposto normativo che giustifica questa proposta e di verificare lo stato di attuazione della gestione commissariale. Abbiamo quindi chiesto al Ministro di fare luce in merito alla vicenda, chiarendo quale sia il presupposto normativo che giustificherebbe la proposta del Presidente della Regione Puglia e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare lo stato di attuazione della gestione commissariale".

L’unico a difesa del ministro Lamorgese, difronte a tutto questo, è il pd, per voce del senatore Dario Stefano: "La mia impressione è che l'allerta sia massima. Mi risulta che dal Viminale siano effettuando i cosiddetti "servizi ad alto impatto" due volte a settimana, ma per raccogliere i risultati di tali attività, di stampo investigativo, serve del tempo. Non credo alla disattenzione del Governo, su Foggia si sta semplicemente svolgendo una attività di intelligence diversa. Queste sono le notizie che ho. Ma che vi sia una strategia di repressione del fenomeno mafioso non vi è dubbio".

Ci mancava solo che fosse una strategia a favore.

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