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"Crisi dura, ma le banche sono più forti del 2009"

Il pericolo di nuove sofferenze per 15 miliardi. Il governatore: "Tutelare la stabilità"

"Crisi dura, ma le banche sono più forti del 2009"

«Le banche italiane si trovano ad affrontare la crisi in una posizione di maggiore forza» rispetto a quella in cui si trovavano prima della doppia recessione del 2008-2013. È quanto ha sottolineato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel corso delle Considerazioni finali evidenziando, però, che «nel medio periodo la profondità della recessione non potrà non avere effetti sui bilanci bancari». In particolare, sul sistema aleggia la minaccia di nuove rettifiche su crediti fino a 15 miliardi di euro.

Di qui l'avviso ai naviganti, cioè ai top manager bancari. «Qualora dovesse rivelarsi necessario, si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema, valutando il ricorso a strumenti che agiscano in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà», ha detto Visco riferendosi soprattutto alle banche di piccole dimensioni e lamentando ancora una volta «l'inadeguatezza del sistema europeo di gestione delle crisi bancarie» contenuta nella direttiva sul bail in. Al credito cooperativo è stato, invece, riservato un plauso per aver scelto a larghissima maggioranza di integrarsi nei due macrogruppi nazionali che «possono oggi fronteggiare la sfida della recessione». Ma, anche in questo caso, è stato lanciato un monito: «Passi indietro rispetto a quanto già realizzato costituirebbero un regresso grave e costoso: la vicinanza al territorio e lo spirito cooperativo non fanno venir meno la necessità di una governance forte».

Visco ha poi sostanzialmente approvato la linea del presidente dell'Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, nella gestione degli aiuti alle imprese. «Le richieste di moratoria sono state in larghissima misura accolte», mentre «nell'erogazione di prestiti assistiti da garanzie pubbliche si riscontrano frizioni» dovute alle procedure particolarmente complesse. «Lo scaricabarile imperdonabile che c'è stato tra politica e finanza è ricaduto sulle lavoratrici e sui lavoratori che ne hanno pagato le spese: far passare il messaggio che la responsabilità sui ritardi dei prestiti garantiti dallo Stato è delle banche è sbagliato», ha sottolineato Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, principale sindacato bancario, concordando con il governatore.

Posizione condivisa dal segretario Uilca, Massimo Masi secondo cui occorre intervenire sul decreto Liquidità.

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