Politica

Crisi senza impronte digitali

Il problema è tutto qui: muoversi restando immobili. Agire nell'ombra e, possibilmente, non lasciare impronte

Crisi senza impronte digitali

Il problema è tutto qui: muoversi restando immobili. Agire nell'ombra e, possibilmente, non lasciare impronte. La chiave dello stallo politico di questa crisi è facilmente riassumibile così: chi si prende l'onere di muovere la prima pedina?

Prendiamo Renzi e i renziani: il Conte ter pare lontanissimo dai loro piani eppure in chiaro dicono che non metteranno alcun veto sul nome di Giuseppi. Il tutto per evitare che il premier possa scaricare su di loro la responsabilità di un nuovo salto nel buio. Anche perché, dagli ultimi sondaggi, quasi 7 italiani su dieci non ritengono che il senatore di Rignano abbia fatto bene ad aprire la crisi in un momento così delicato e quasi uno su due si dice convinto che sia giusto che Conte rimanga saldo a Palazzo Chigi. Ed è in questo solco che si agitano i possibili responsabili della seconda ora, gli eventuali «scoiattoli» che spunteranno una volta messa in soffitta il Conte ter: noi ci siamo, ma non saremo noi a tagliargli la testa. Ci pensi qualcun altro.

E in quest'ottica bisogna leggere anche le ultime dichiarazioni che provengono da quella polveriera che è il Movimento 5 Stelle. Seppur digiuni di politica, i più hanno capito che la posizione «O Conte o morte» è già superata da tempo e che prima o poi potrà capitare di doversi risedere al tavolo delle trattative con l'arcinemico Renzi. E allora che si fa? Si spara a zero contro l'ex premier, come hanno fatto Dibba, prima, e il partito con una nota, poi. Per un domani, qualunque cosa accada, l'alibi è bello che pronto.

Quando Conte si presentò alle Camere pochi giorni fa per cercare una nuova fiducia, fece un discorso che toccò i più disparati argomenti. Ma ogni punto affrontato da Conte aveva un nome e un cognome di un «responsabile» da condurre nell'alveo della maggioranza. Addirittura nelle repliche serali aggiunse un riferimento alla lotta alla mafia: il destinatario era l'ex grillino Mario Michele Giarrusso, che si era risentito con il premier per la mancata citazione.

Muoversi, dunque, ma senza lasciare traccia. E se pugnalata politica deve essere l'importante è cancellare ogni impronta.

Al massimo, come in ogni giallo che si rispetti, si può sempre dare la colpa al maggiordomo.

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