Cristian e Luca, la rabbia e l'orgoglio di due eroi semplici

Movio ha sempre inseguito il sogno della divisa, Scatà è in servizio da soli nove mesi

Cristian e Luca, la rabbia e l'orgoglio di due eroi semplici

Milano - Sono due «semplici» eroi. Cioè due poliziotti che facendo il proprio dovere hanno catturato l'uomo più ricercato d'Europa. Cristian Movio, 35enne della provincia di Udine, e Luca Scatà, 29enne siciliano, alle 3 di notte giravano a bordo dell'auto di servizio. Sono entrambi assegnati al reparto Volanti del commissariato di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Hanno notato uno straniero sospetto, che ha reagito sparando ai controlli di routine, e hanno risposto al fuoco. Solo ieri mattina hanno scoperto che l'uomo ucciso era Anis Amri, l'attentatore di Berlino.

Movio, in polizia dal 2008, è agente scelto ed era il capo pattuglia. È stato lui a insospettirsi vedendo il tunisino che si aggirava intorno alla stazione ferroviario. Lui l'ha perquisito ed è stato colpito a bruciapelo da un proiettile calibro 22, che si è conficcato nell'osso della spalla destra. È arrivato in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale San Gerardo di Monza alle 4.04. Le sue condizioni non erano preoccupanti, è sempre rimasto cosciente, mai in pericolo di vita. È stato ricoverato in Ortopedia alle 5.30, in codice verde. Alle 11 è stato operato in anestesia locale dal primario, il professor Giovanni Zatti. Che poco prima delle 13 parla con i giornalisti insieme al dg Matteo Stocco: «L'operazione è andata bene - spiega lo specialista -, il paziente è tranquillo. Abbiamo estratto il proiettile, che si era fermato a livello superficiale, tutto è durato una ventina di minuti».

L'agente scelto è tornato in reparto, sorvegliato dai colleghi. Sono stati loro a informarlo che l'uomo bloccato era Amri. Potrà tornare al lavoro nel pieno delle condizioni, probabilmente già oggi verrà dimesso: «Farà il Natale a casa con la famiglia», dice il vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala che gli ha fatto visita e gli ha portato i saluti del governatore Roberto Maroni, a Roma per impegni istituzionali, e di tutto il Pirellone. Movio è nato a Latisana, in provincia di Udine, e risiede a Povoletto. È sposato, non ha figli, da ragazzo giocava a calcio e tifa Milan. I genitori sono operai. Ha frequentato l'Istituto nautico di Trieste, ha fatto l'alpino e ha lasciato la famiglia di origine a 18 anni per inseguire il sogno della divisa. Cui, spiegano i parenti, è molto attaccato. In reparto ha ricevuto la telefonata del ministro dell'Interno Marco Minniti, che l'ha ringraziato, e gli sono arrivati i complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L'altro poliziotto del giorno, finito con il collega su tutti i giornali del mondo e lodato dalle massime istituzioni, è un giovane nato a Canicattini Bagni, vicino a Siracusa. In servizio da nove mesi e ancora in prova, era alle Volanti di Sesto da 3-4 mesi. In attesa di diventare effettivo a febbraio e di conoscere l'assegnazione definitiva. Ha compensato la poca esperienza con il sangue freddo. E forse proprio grazie al fatto che ha appena finito l'addestramento. È stato lui a colpire al costato il tunisino e a ucciderlo. Come molti giovani poliziotti ha alle spalle un periodo nelle forze armate, che lo ha aiutato a reagire in modo pronto e preciso. Ha una sorella, studentessa, il padre è dipendente comunale, la madre casalinga.

Ha frequentato per due anni la facoltà di Ingegneria informatica. «La polizia però è sempre stata il suo sogno, siamo orgogliosi», ha detto la mamma di Luca. E papà Giuseppe: «È un ragazzo coraggioso, ha fatto il suo dovere».

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