Politica

Crocetta verso la sfiducia. Arrestato il suo medico per la truffa sui lifting

Il chirurgo estetico avrebbe falsificato molti interventi: anche il governatore doveva beneficiarne ma saltò tutto. E ora i renziani hanno deciso di mollarlo

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Un «lifting agli addominali» per il presidente Rosario Crocetta. Questa l'intenzione. Con i soldi del servizio sanitario. Nelle 136 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare della procura di Palermo, che vedono come protagonista il primario di chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia, Matteo Tutino, c'è anche il nome del governatore siciliano. Il medico di Rosario Crocetta (e anche di Antonio Ingroia) è in manette. Tutta la dolentissima e tragica storia di Sicilia, nell'attuale stagione del governatore arcobaleno, si sfascia nella corsia di un chirurgo plastico. Vero e proprio viceré di una vera e propria Buttanissima Sicilia (per dirla con il titolo del libro di Pietrangelo Buttafuoco). Che in queste ore rischia di essere l'ennesima emergenza di Matteo Renzi, dopo la Campania di De Luca, il Piemonte di Sergio Chiamparino, la Calabria di Mario Oliverio, e la Capitale guidata da Ignazio Marino. Proprio ieri un deputato regionale di fede renziana come Fabrizio Ferrandelli, ha deciso di presentare una mozione di sfiducia a Crocetta: «A ottobre – ha detto – bisogna dare la possibilità di scegliere un nuovo presidente del Pd che sia in sintonia con la maggioranza degli elettori». Forza Italia ha annunciato che potrebbe votarla. Nel frattempo è al culmine lo scontro col sottosegretario e proconsole di Renzi in Sicilia Davide Faraone. E adesso l'inchiesta di Palermo - coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e diretta dal pm Luca Battinieri - indebolisce ancor di più Crocetta perché ad essere colpito è Matteo Tutino, un uomo del cerchio magico del governatore siciliano. Accuse pesanti che vanno dalla truffa al peculato fino a giungere all'abuso di ufficio e al falso. Che costringono Crocetta a difendersi: «Con lui non c'entro nulla, uno si rivolge a un medico perché è bravo, buono e religioso». In particolare finiscono sotto la lente di ingrandimento degli investigatori numerosi interventi che Tutino avrebbe fatto passare per essenziali operazioni chirurgiche e che invece sarebbero stati veri e propri interventi di chirurgia estetica. Il direttore di chirurgia plastica di Villa Sofia, Tutino, avrebbe sottoposto diversi pazienti «a visite/consulenze di medicina estetica ossia a prestazioni non erogabili presso strutture del servizio sanitario pubblico in quanto non ricomprese nel Lea». «Che facciamo? Il naso!», domanda Tutino ad un paziente. Risposta: «No, il naso, no». «A me piacerebbe ridefinire l'ovale». Nessun problema allora tranquillizza il medico personale di Crocetta. Ecco in soccorso le «cellule staminali». In sostanza Villa Sofia si sarebbe trasformata in una sorta di industria del corpo: rifacimenti di nasi, aumenti o riduzioni del seno, o altro genere di interventi di abbellimenti di alcune parti del corpo impensabili ma che vanno di moda soprattutto tra gli omosessuali, facendoli passare come altre operazioni, che rispondessero al comandamento di Tutino: «Ti faccio il corpo veramente bello!».

Ma c'è di più. Dall'ordinanza, a pagina 53, come si evince dalle dichiarazioni del medico Antonio Iacono, in servizio dal 1991 a Villa Sofia, risulta anche «che il presidente Crocetta era stato inserito dal Tutino per un intervento in ospedale di lifting addominale...si sarebbe dovuto fare di domenica». E per farlo a spesa della sanità pubblica, ecco il trucco: «Si sarebbe dovuto inserire in una cartella “diagnosi di obesità” allo scopo di farlo apparire come funzionale». Per dovere di cronaca, poi non se ne fece nulla. Perché Iacono, intuendo il pericolo e il rischio dell'illecito, segnalò ai vertici della struttura «la pericolosità della cosa e i problemi che ne sarebbero potuti scaturire».

In questa cornice la Sicilia si avvicina sempre più al voto anticipato. Nei giorni scorsi due assessori hanno lasciato la giunta di Crocetta. Ma, soprattutto, c'è il tentativo dell'esecutivo di Matteo Renzi di lasciare al suo destino il governatore. Anche perché, temono a Palazzo Chigi, «la Sicilia è la Grecia d'Italia». E proprio come la Grecia la ex Magna Grecia rischia il default, visto che sono stati inseriti in bilancio 350 milioni che dovrebbero arrivare da Roma ma che Roma - lo ha annunciato lo stesso Faraone – forse non darà, visto che le riforme sono rimaste al palo. Lo scontro tra Crocetta e il sottosegretario all'Istruzione è al top: «Usa lo stesso linguaggio dei Lima e dei Ciancimino, andrebbe denunciato», strepita Crocetta. Ma la realtà è che il Pd vuol sfiduciare il governatore siciliano per impedire che «alle prossime elezioni vincano i grillini».

Twitter: @GiuseppeFalci

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