La crociata di Berlusconi: "Renzi non è invincibile Girerò tutte le province"

Il leader azzurro in collegamento telefonico con la festa di Toti in Liguria: "Serve una mobilitazione per convincere quel 50% di moderati delusi"

La crociata di Berlusconi: "Renzi non è invincibile Girerò tutte le province"

Primo tentativo e la linea telefonica salta. Ritorna la voce di Berlusconi: «Guarda Giovanni che la sinistra è all'opera anche la domenica sera, state attenti», che quelli sabotano le linee di comunicazione del centrodestra. Poi, dopo il siparietto e i complimenti al neo governatore Giovanni Toti e agli alleati Lega e Fdi, il leader di Forza Italia, non presente alla festa per la vittoria ufficialmente perché impegnato con le trattative sul Milan, parte con l'analisi dello scenario che si apre con la caduta di Renzi in Liguria: peccato aver perso la Campania per un pugno di voti, ma il nostro orizzonte nuovo è che Renzi non è più invincibile. Davano Forza Italia a percentuali basse, invece abbiamo superato il dieci per cento, sebbene Renzi e Salvini siano sei ore a settimana in tv. Insieme siamo a meno di un punto dalla sinistra».

L'«imperativo categorico» del Silvio Berlusconi tornato di nuovo in campo è quello di portare a votare i moderati che disertano le urne. «Il dato incontrovertibile delle ultime elezioni è il 50 per cento degli italiani che non vota, non perché sono incazzati, quelli votano Lega o M5s, ma perché i moderati di buon senso hanno perso la speranza che il loro voto cambi qualcosa. Per questo serve una grande mobilitazione, una crociata di libertà, per trasformare la maggioranza numerica del centrodestra in una nuova maggioranza politica organizzata nei due anni e mezzo prima delle elezioni politiche. Io, che da vecchietto sono fuori dalla politica, andrò una volta a settimana in ogni Provincia d'Italia per convincere tutti i moderati. Sembrava un traguardo impossibile anche nel '94 e invece abbiamo impedito la presa del potere della sinistra. Serve, come insegnava Erasmo da Rotterdam, una lucida visionaria follia».

Nel locale, infuocato dal caldo, che ospita la festa ci sono lo stato maggiore di Forza Italia, gli alleati di Lega (capitanati da Rixi), di Fdi con La Russa e anche «gli amici di Alleanza popolare» dice Toti, davanti al manifesto con lo slogan «Uniti si vince». Anche Toti ringrazia tutti, a partire dalla moglie «che mi ha sopportato» e da Berlusconi «senza il quale in Liguria governerebbe ancora la sinistra». Pure lui si lancia in una visionaria follia alla Erasmo: «Faremo cinque anni belli qui, e prenderemo anche i capoluoghi, e sono convinto che anche Genova sarà di centrodestra. Qui mi chiedono anche Nizza e la Savoia. Quelli magari nel secondo quinquennio di governo regionale».

Oggi è in fondo il primo giorno in ufficio in Regione Liguria da governatore, anche se non ancora formalmente insediato. Ma è da giorni che il consigliere politico di Berlusconi sta prendendo le misure col nuovo incarico - inaspettato probabilmente anche per lui - e mettendo a punto la macchina. A partire dall'asse con gli altri governatori del centrodestra, Maroni in Lombardia (incontrato subito dopo l'elezione) e Zaia In Veneto. I tre sono già d'accordo di trovarsi attorno a un tavolo dopo i ballottaggi per stabilire un fronte comune sul tema dell'immigrazione, sulle richieste di accoglienza che arrivano di continuo dal Viminale.

Un ritrovato asse del Nord, che punta a creare un fronte comune anche su altri dossier. Con un sogno nel cassetto, considerato alla portata, se la sorte aiuterà: prendersi anche il Piemonte, regione in bilico - di nuovo - per i ricorsi al Tar sulle presunte firme false che hanno portato all'elezione di Sergio Chiamparino.

Il quale ha detto che se l'udienza prevista per luglio dovesse slittare, si dimetterà. Che sia o no così, quella del Piemonte al momento resta una giunta in attesa di giudizio. «E se si vota in Piemonte vinciamo noi» confida Toti ai suoi.

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