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La crociata di Clooney arriva in Italia

Anche hotel di Roma e Milano tra quelli che l'attore vuol boicottare

La crociata di Clooney arriva in Italia

Milano Da Washington a Milano, per direttissima. La crociata a favore dei omosessuali di George Clooney è arrivata diritta in Italia, nel cuore di Milano e della Capitale passando per il sultanato del Brunei. Nel mirino gli hotel da sogno Principe di Savoia di Milano e Eden di Roma.

Giovedì la star hollywoodiana nonché marito dell'avvocatessa specializzata in diritti umani Amal Alamuddin, ha scritto un intervento sulle colonne di Deadline, portale di cinema, in cui invita a boicottare i 9 hotel di lusso sparsi per il mondo, tra cui appunto due in Italia, di proprietà del sultano del Brunei, attraverso la Brunei Investment Agency. Dal 3 aprile, infatti, entrerà in vigore, nel sultanato, uno dei Paesi più ricchi del mondo dove si pratica un Islam più rigoroso che nelle vicine Malaysia e Indonesia, il nuovo codice ispirato alla sharia che prevede la lapidazione degli adulteri e dei gay nel Paese. «Il Brunei inizierà a lapidare e picchiare a morte ogni cittadino che avrà dimostrato di essere gay», scrive Clooney nella sua lettera aperta indicando come il sultano Hassanal Bokiah, possieda «spettacolari alberghi» in tutto il mondo, con tanti di elenco. «Ogni volta che noi soggiorniamo in questi hotel mettiamo soldi in tasca a uomini che hanno scelto di lapidare a morte la propria gente per il fatto di essere gay o accusati di adulterio», dichiara il premio Oscar. «Vogliamo davvero contribuire a pagare per queste violazioni dei diritti umani?», ha proseguito. «Ho imparato negli anni - ha concluso - che non si riesce a influenzare questi regimi assassini ma che si possono influenzare le banche i finanzieri e le istituzioni che fanno affari con loro e che preferiscono girarsi dall'altra parte». L'omosessualità è già illegale in Brunei, ma ora si trasformerà in un delitto capitale. La legge si applica solo ai musulmani.

Dall'albergo extra lusso di piazza della Repubblica a Milano rispediscono le accuse al mittente: «Il Principe di Savoia, come l'Eden di Roma, è gestito dalla società inglese, la Dorchetser Collection, che rispetta i valori e i principi morali dell'Occidente.

Non abbiamo mai avuto a che fare con il sultano».

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