Stefano Filippi
È crollato anche lui, Sant'Emidio, il protettore dai terremoti. Era su un piedistallo di pietra bianca alto un paio di metri sul sagrato della chiesa di Pennisi, una frazione di Acireale: la mitra vescovile in testa, il drappeggio di una tunica e il braccio destro allargato in un gesto di benedizione. La scossa di Natale ha fatto tremare anche la statua del santo e l'ha scagliata sul selciato, staccandole la testa, davanti al basamento rimasto intatto.
Una foto su Twitter ha fatto il giro del web diventando l'immagine simbolo del terremoto siciliano, come lo sono state due anni fa nel terremoto del Centro Italia la basilica di Norcia dedicata a San Benedetto o nel 1997 la basilica superiore di San Francesco ad Assisi. I terremoti uccidono, devastano, annientano, ma quando a crollare è una chiesa o l'immagine di un santo protettore sembra che Dio stesso fosse distratto nel momento in cui la terra ha sferrato i suoi colpi. La frase scolpita sul piedistallo ora suona come una preghiera non esaudita: «Glorioso martire S. Emidio proteggi e difendi questo popolo fedele a te affidato».
Prima San Francesco, patrono d'Italia, poi San Benedetto, patrono d'Europa, ora Sant'Emidio, protettore dai terremoti. Emidio era un tedesco di Treviri, nato pagano e convertito al cristianesimo dai santi Nazaro e Celso attorno al 300 dopo Cristo. Durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano gli furono attribuite varie guarigioni miracolose (che fecero onore al suo nome che significa «semi Dio»), al punto che il papa lo mandò vescovo in terra allora pagana, Ascoli. Lì il prefetto romano Polimio, credendolo la reincarnazione di Esculapio, gli offrì in moglie la figlia Polisia. Emidio invece battezzò la ragazza nelle acque del Tronto e continuò a predicare e guarire. Per troncare il suo fervore, il prefetto dovette farlo arrestare e poi decapitare. Lo stesso destino della statua siciliana.
I tiranni s'illudono di risolvere le questioni con un colpo di mannaia o di ghigliottina. Invece la storia ha inghiottito nel nulla il prefetto Polimio ma non Emidio, che dopo il martirio fu fatto santo e patrono di Ascoli ed è venerato in tutto il mondo, in un accavallarsi di racconti taumaturgici, particolarmente nelle zone sismiche dopo i terremoti che squassarono l'Appennino nel Settecento e nell'Ottocento. La fede popolare ha sempre cercato nei santi un rifugio dalle avversità, soprattutto nelle zone dove il confine tra devozione e superstizione si fa molto sottile. I santi rispondono a modo loro. Ricordano che a questo mondo nulla è eterno. Ma insegnano anche che tutto può essere riedificato.
E così, come San Francesco e San Benedetto hanno riavuto le chiese dove la gente continua a chiedere la loro protezione, anche il Sant'Emidio decapitato dal sisma dice ai siciliani: datevi da fare, ricostruite, e anch'io forse ritornerò sul mio piedistallo a custodirvi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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