Cronista morta in cella. "Torturata dai russi"

Il corpo della Roshchyna restituito a febbraio era privo di organi per nascondere gli orrori

Cronista morta in cella. "Torturata dai russi"
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Era scomparsa nell'agosto del 2023 dai territori occupati dai russi, rapita da Mosca che l'ha tenuta in galera dove è morta il 19 settembre 2024. Grazie all'inchiesta congiunta di Washington Post, Guardian e Ukrainska Pravda oggi sappiamo che il suo corpo mummificato e quasi irriconoscibile, restituito ai familiari durante uno scambio il 14 febbraio 2025, era privo di organi come cervello, occhi e parte della trachea ma con tracce evidenti di torture, segni di un'autopsia eseguita in Russia ed etichettato con il numero 757 e la dicitura «maschio non identificato». La triste storia di Victoria Roshchyna e le dinamiche sua morte non sono ancora state chiarite del tutto, oggi sappiamo come i russi si sono accaniti sulla cronista.

Secondo l'inchiesta del consorzio di giornali internazionali, i medici legali avrebbero spiegato agli inquirenti che sul corpo della ragazza c'erano «numerosi segni di tortura con l'elettricità e vari maltrattamenti», tra cui «una costola rotta, ferite al collo e possibili segni di scosse elettriche sui piedi», scrive Yuriy Belousov, a capo dell'unità crimini di guerra dell'ufficio del procuratore generale ucraino. Nonostante una compatibilità del Dna al 99%, il padre non credere che il corpo sia della figlia e avrebbe chiesto ulteriori analisi.

La Roshchyna aveva 27 anni quando per conto di Ukrainska Pravda e Hromadske indagava sulle accuse di possibili torture ai danni dei prigionieri ucraini nei territori occupati dai russi, nel Sud-Est del Paese. In questi anni di guerra, i giornalisti ucraini sono andati raramente nei territori occupati russi, altamente rischiose. Roschyna è la prima reporter ucraina morta in una prigione russa.

Le autorità ucraine hanno chiesto alla comunità internazionale di dare man forte a questa inchiesta, alla ricerca della verità: «La questione degli ostaggi civili rapiti e trattenuti dalla Russia richiede una maggiore attenzione internazionale ed una risposta immediata e forte», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Georgiy Tykhy. Secondo l'inchiesta, la giornalista avrebbe trascorso la maggior parte della detenzione nel carcere Sizo-2 a Taganrog, nella Russia meridionale, uno dei centri di detenzione dove migliaia di civili ucraini sono stati incarcerati dall'inizio della guerra.

In molti casi, come quello di Roshchyna, senza incriminazioni e senza possibilità di comunicare con l'esterno. A lei il giornale ha dedicato il «Progetto Viktoriia», iniziativa internazionale lanciata da Forbidden Stories con il coinvolgimento di organi di stampa di tutto il mondo.

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