"Il Csm mi inquisisce sulla legittima difesa. Solo Davigo può parlare"

Lo sfogo del giudice Mascolo: "Sono un figlio di nessuno senza correnti che mi proteggono in Consiglio"

"Il Csm mi inquisisce sulla legittima difesa. Solo Davigo può parlare"

Il giudice Piercamillo Davigo, in tv, è sempre andato giù duro: dal celebre «non esistono innocenti, ma solo colpevoli che la fanno franca» (lui ha poi precisato che la frase si riferiva a un «caso particolare»), all'ancor più mitico: «Rivoltiamo l'Italia come un calzino» di tangentopoliana memoria. E poi: la politica e i reati? «Non invito a casa mia chi ruba l'argenteria»; i tempi della giustizia? «In Italia c'è una lobby di 200mila avvocati». Per Davigo, leader di corrente interna al Consiglio superiore della magistratura, l'altroieri è arrivato solo un buffetto da parte del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «In nessun paese europeo sarebbe consentito passare con tanta facilità dai talk show all'esercizio delle funzioni requirenti o giudicanti».

Ma in Italia c'è un altro magistrato che, per aver detto cose assai meno pesanti di quelle sostenute da Davigo, è da tempo nel mirino sia del Csm sia dell'Anm (Associazione nazionale magistrati). Si tratta del giudice Angelo Mascolo, gip a Treviso, che sul caso Davigo sottolinea: «Certe cose andrebbero dette da un politico e non da un giudice. Davigo dovrebbe astenersi da esternazioni destinate ad essere male interpretate come ha fatto, ad esempio, in tema di prescrizione, sul caso che ha riguardato Filippo Penati». E poi: «È la dimostrazione di quanto vado sostenendo da sempre. E cioè che le correnti interne alla magistratura sono un grave virus per l'ordine giudiziario. Sono del parere che il Csm dovrebbe essere composto da magistrati scelti esclusivamente per sorteggio tra quelli non iscritti a correnti».

Sul conto del dottor Mascolo se ne dicono delle belle. E anche delle brutte.

Il suo mito letterario è Giovanni Guareschi, che non a caso amava ripetere: «Per essere liberi bisogna anche essere pronti ad andare in prigione». Risultato: oggi Mascolo si ritrova con un procedimento disciplinare ed uno per trasferimento pendenti davanti al Csm. Se non è un record, poco ci manca.

Dottor Mascolo, ha fiducia nel Consiglio superiore della magistratura?

«Come uomo delle istituzioni non posso non averne. Mi piacerebbe però che il Csm non fosse composto da magistrati iscritti a correnti».

Perché?

«A mio parere far parte di una corrente, per un giudice, è manifestare pubblicamente il proprio pensiero politico e questo è letale per la sua credibilità».

E per un giudice credibilità e indipendenza sono tutto.

«Proprio per questo è difficile spiegare alla gente che chi dice di pensarla in un certo modo non possa esser influenzato dalle sue idee nel momento di emettere una sentenza».

Indro Montanelli diceva: «Il giudice deve non solo essere imparziale, ma anche sembrare tale».

«Pienamente d'accordo. Se no...».

Se no?

«Se no, dovremmo avere il coraggio di metterci in gioco e fare come negli Usa, dove i giudici sono eletti dal popolo e rischiano il posto se non soddisfano le aspettative dei loro elettori».

Lei, da giudice non «sindacalizzato», come si sente?

«Un figlio di nessuno».

E quali conseguenze patisce un «figlio di nessuno»?

«Di sicuro non può contare su una corrente che lo protegga e sui voti dei magistrati di una medesima cordata in tutti quegli eventi che fanno parte della carriera di un magistrato: promozioni, procedimenti disciplinari, ecc».

Mi faccia un esempio.

«Io, appunto figlio di nessuno, sono soggetto ad un procedimento per il trasferimento di ufficio per aver manifestato in un articolo la necessità di adeguare le norme sulla legittima difesa al grave aumento della criminalità in Italia e per essermi dichiarato ammiratore di Golda Meir, non di Adolf Hitler».

Per quell'articolo è stato deferito pure al collegio dei probiviri dell'Associazione nazionale magistrati (Anm).

«Associazione dalla quale mi sono dimesso dopo aver querelato alcuni esponenti della stessa Anm».

«Perché è sotto doppio procedimento disciplinare?

«Il primo caso è quelle dell'articolo cui facevo riferimento prima. Nel secondo caso mi viene contestata la scarcerazione di due finanzieri accusati di corruzione».

E da quando scarcerare qualcuno configura una violazione disciplinare?

«Nella vicenda della scarcerazione dei due finanzieri, a giudizio del Csm, avrei negato che sussistessero le condizioni per l'emissione della custodia cautelare in carcere adottata da un mio collega, con ciò gravemente offendendolo».

Si presenterà davanti al Csm?

«Certo. Sono convinto della bontà del mio lavoro. Francamente non capisco in cosa avrei sbagliato».

Esiste il politically correct in magistratura?

«Detesto il politically correct: è la lingua dei farisei».

Si sente un perseguitato?

«No. Sono solo un magistrato-salmone»

In che senso?

«Vado sempre controcorrente».

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