«Gli accadimenti delle ultime settimane costituiscono un tradimento istituzionale». Unicost si riunisce in un'assemblea drammatica, convocata d'urgenza dopo gli sviluppi dello scandalo del Csm deflagrato proprio da un esponente di spicco della corrente, Luca Palamara. Nel documento finale, dopo quanto emerso dalle intercettazioni che tirano in ballo il Quirinale, il «grato riconoscimento» al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «custode del governo autonomo della magistratura». E un appello, che sulla «la questione morale» si prendano «decisioni rigorose, coerenti e concrete». Viene bocciata però l'ipotesi di un sorteggio per eleggere i componenti togati, avanzata sia dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e ventilata anche da quello della Pa Giulia Bongiorno: «È solo cieco affidarsi al crudele gioco di una roulette russa in cui il grilletto in mano lo avranno ancor più in mano le lobby e le massonerie di turno, arbitre della terribile solitudine del baciato dalla sorte», dice il presidente della corrente Mariano Sciacca. Non è quella la soluzione: «Siamo in crisi. Oggi siamo chiamati a una riflessione alta sulla politica associativa e sul ruolo delle correnti, sul funzionamento del Csm e sulla sua credibilità, al di là delle singole persone coinvolte».
Luca Lotti prova a difendersi, dopo i suoi colloqui con Luca Palamara riportati nelle intercettazioni: «Non ho commesso alcun reato, pressione o forzatura. Per il resto, mi sono autosospeso dal Pd in attesa che la situazione si chiarisca».
È poi il vicepresidente del Csm Davide Ermini a smentitre «in modo fermo di aver partecipato ad incontri con Palamara, Ferri e Lotti riguardanti le nomine di alcuni procuratori», e a ribadire che, come emerso dalle intercettazioni, loro «mi consideravano un ostacolo. Il mio unico riferimento è il capo dello Stato Mattarella». Il vicepresidente ha convocato un plenum straordinario per domani alle 17.30: all'ordine del giorno la «presa d'atto delle dimissioni del consigliere Corrado Cartoni ed elezione di un componente effettivo della sezione disciplinare con funzioni giudicanti di merito». Cartoni, esponente di Mi che era da giorni autosospeso, si è anche dimesso dal ruolo a Palazzo de' Marescialli. Nella lettera di addio definisce «giorni tremendi» quelli che sta attraversando e si difende dicendo di non aver «mai parlato di nomine». Le dimissioni, le ha date «per senso delle istituzioni».
Interviene anche Magistratura democratica, per dirsi «estranea alle vicende emerse dalla stampa e che, qualora i refusi si dovessero ripetere, saremo costretti ad adire le vie legali per difendere l'onorabilità del gruppo che dirigiamo». L'ex magistrato antimafia Franco Roberti, europarlamentare Pd, condanna pesantemente tutta la vicenda: «Indipendentemente dalla rilevanza penale delle intercettazioni, questo sarà la procura di Perugia a stabilirlo, è un quadro molto inquietante e allarmante di una commistione impropria tra politica e giustizia che mina i fondamenti dello Stato di diritto.
L'incontro tra politica e magistratura avviene all'interno del Csm - ha aggiunto - quello che viene al di fuori, le cene, gli incontri notturni, sono mine allo stato di diritto. Credo che bisognerebbe arrivare a una revisione generale più che delle norme, che quelle ci sono, ma delle coscienze».
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