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Cuneo fiscale, altri tagli. Benefici per 200 euro. Ma il vero tesoretto è nella giungla detrazioni

Nel Cdm del primo maggio nuove misure per aiutare chi guadagna meno di 25mila euro. Il governo punta sulla riduzione delle tasse in 5 anni, ma sarà scontro su cartelle ed evasioni.

Cuneo fiscale, altri tagli. Benefici per 200 euro. Ma il vero tesoretto è nella giungla detrazioni

C'è anche un nuovo dal taglio del cuneo fiscale - il costo del lavoro a carico dell'imprenditore per chi guadagna meno di 25mila euro - sul tavolo di Palazzo Chigi nel Consiglio dei ministri del prossimo Primo maggio. La notizia, confermata dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso ieri a Milano, si inserisce nel corposo capitolo Fisco su cui stanno lavorando governo e Parlamento. «In questi mesi - ricorda Urso al Salone del Mobile - il governo ha già finanziato in manovra il taglio di due punti del cuneo al 31 dicembre e di tre sotto i 25mila, siamo riusciti a finanziarlo anche quest'anno». L'obiettivo di fine legislatura è di cinque punti. Secondo le simulazioni della Banca d'Italia con i 3,4 miliardi di «tesoretto», che secondo il viceministro alle Finanze Maurizio Leo il governo è riuscito a raccogliere tra le pieghe dei conti pubblici, si potrebbe aumentare il reddito disponibile di circa 200 euro all'anno. Si ragiona tra i 10 euro al mese fino a 15mila euro ai 55 per chi guadagna 25mila euro. Ma al momento è difficile fare ipotesi davvero concrete.

Nei giorni scorsi è formalmente iniziato l'esame in commissione Finanze alla Camera della delega fiscale. Da dove prendere i soldi, visto che è di 171 miliardi (+7,4% rispetto al 2020) su 912,4 miliardi di euro di reddito l'Irpef totale dichiarata degli italiani nel 2021? Dagli oltre 108 miliardi di euro di tax expenditures, la giungla di detrazioni e deduzioni fiscali cresciuta grazie a una alluvione legislativa che le ha rese più frastagliate, un mare magnum che va dalle spese sanitarie a quelle per il recupero del patrimonio edilizio (ristrutturazioni, ecobonus, mobili) mescolato a «una pletora di sussidi pubblici e sgravi anche in bolletta. Una giungla che rispecchia un forte interventismo dello Stato nell'economia», come dice all'Adnkronos il direttore dell'Osservatorio Eurispes sulle Politiche fiscali Giovambattista Palumbo e che «consente al cittadino disonesto di nascondersi e al cittadino onesto di commettere errori», come ammette il numero uno dell'Agenzia delle Entrate Angelo Maria Ruffini. Il tutto «in un sistema europeo vittima di squilibri», sottolinea il premier Giorgia Meloni in una chiacchierata sul Foglio, che non da ai Paesi membri «la possibilità di liberare il potenziale».

Almeno il 25% di questo tesoretto da oltre 100 miliardi è «aggredibile» se venisse fatto ordine nel sistema. Ma serve tempo - il governo si è dato l'intera legislatura - ci vuole una maggioranza ampia in Parlamento e il consenso di una parte dell'opposizione e delle parti sociali. Che però, a partire dal leader della Cgil Maurizio Landini, già minacciano scioperi, manifestazioni e barricate. D'altronde, l'attuale sistema di bonus asili, congedi parentali, detrazioni e detassazioni si è dimostrata insufficiente per invertire l'inverno demografico. C'è un'indagine realizzata dalla Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale in cui si sostiene che non servono meccanismi fiscali o sostegni complessi ma che basterebbe «un'entrata mensile tra i 500 e i mille euro al mese, in base al reddito, per fare più figli e riequilibrare la natalità.

Basta guardare i dati sulle dichiarazioni dei redditi per rendersene conto. Per l'effetto combinato di esenzioni e detrazioni ci sono 13 milioni di cittadini (poco meno di un terzo del totale) che di Irpef non versano neanche un euro, nei dintorni della no tax area ci sono altri 3 milioni di contribuenti, l'imposta media è di 5.452 euro a contribuente, un quarto degli italiani dichiara fino a 15mila euro e versa solo il 3,6% dell'Irpef complessiva, oltre i 70mila euro c'è il 4% dei contribuenti che si fanno carico del 31% del totale, mentre appena lo 0,27% dei contribuenti (in tutto 115.620) dichiara più di 200mila euro all'anno e contribuisce per il 6,7% dell'imposta totale.

Poi c'è il capitolo «lotta all'evasione fiscale». Al netto dei proclami sulla raccolta di Ruffini («abbiamo restituito 20 miliardi») tutti da verificare, l'esecutivo lavora soprattutto a una maggiore collaborazione tra fisco e contribuenti. Che passa da una graduale sparizione di una pianificazione fiscale aggressiva attraverso cartelle esattoriali a pioggia, il 93% delle quali è sostanzialmente inesigibile, per arrivare a una cooperative compliance anche con le persone fisiche.

Ma la discussione in Parlamento su questi temi si annuncia infuocata e non priva di frizioni politiche.

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