Politica

Cuneo fiscale, Renzi attacca Landini

L'ex premier: «Oggi applaude il bonus, ieri criticava gli 80 euro»

Cuneo fiscale, Renzi attacca Landini

«Per capire una certa sinistra basta seguire Maurizio Landini. Nel 2014 criticò i 10 miliardi di Renzi sugli 80 euro. Oggi applaude i 3 miliardi di Conte per allargare gli 80 euro. Per noi conta la realtà, non il pregiudizio ideologico del segretario Cgil: viva gli 80 euro sempre!». Ieri su Facebook il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha attaccato frontalmente il segretario della Cgil, Maurizio Landini, il solo tra i dirigenti sindacali ad aver manifestato un consistente apprezzamento nei confronti del progetto governativo di taglio del cuneo fiscale.

Venerdì scorso il numero uno di Corso Italia aveva dichiarato che l'intesa raggiunta a Palazzo Chigi rappresenta «un risultato importante perché dopo tanti anni c'è un provvedimento che aumenta il salario netto di gran parte dei lavoratori dipendenti: ovviamente nessuno diventa ricco in questa situazione dal momento che i salari del nostro Paese restano bassi, ma la strada è quella giusta». Landini, inoltre, aveva invitato l'esecutivo ad alzare la soglia delle detrazioni oltre il tetto 35-40mila euro previsto dall'intesa e ad ampliare la platea non solo ai lavoratopri dipendenti, ma anche ai pensionati. Poiché la principale derivata della misura che dovrà essere varata è solo l'estensione della platea del bonus 80 euro con un suo leggero incremento a 100 euro, le rimostranze di Renzi, più volte attaccato dalla Cgil per il Jobs Act, sono più che giustificate.

Nel mirino dell'ex presidente del Consiglio c'è, tuttavia, anche un altro disegno: ossia minare quella silente intesa che si sta cementando sempre più tra l'ala conservatrice el sindacato e la triade Conte-Di Maio-Zingaretti. Tutti i provvedimenti del governo, infatti, tendono ad accontentare le richieste di Landini & C. Sussidi per le crisi aziendali (il prolungamento della cigs per Ilva e Alitalia, ad esempio), irrigidimento delle forme contrattuali e anche l'introduzione del salario minimo, che resta sempre sullo sfondo.

In una fase di crisi di consensi per l'esecutivo questo asse può rinsaldare la tenuta di un governo traballante rendendo, non numericamente ma politicamente, irrilevante la presenza di un fronte sedicente riformista come quello rappresentato da Italia Viva. Di qui l'intemerata renziana che, tuttavia, rischia di restare una semplice azione di guerriglia visto che, al momento, non esiste uno sbocco alternativo per la politica economica.

Cambiare indirizzo equivarrebbe a far saltare il banco e, molto probabilmente, con l'esecutivo giallorosso scomparirebbe gran parte del centrosinistra.

Commenti