Coronavirus

La Cura non cura l'Italia. Qui non si vede un euro

Affitti, Cigs, sostegno ad autonomi e partite Iva Che fatica accedere ai 25 miliardi del decreto

Si fa presto a dire «Cura Italia». Le misure di sostegno previste dal decreto da 25 miliardi appena partorito sono già incagliate nelle scogliere della burocrazia. Colpa anche di scelte discutibili del governo e della consueta logica che nemmeno il virus ha ucciso: lo Stato diffida del cittadino, specie se è una partita Iva. Praticamente tutti gli aiuti previsti sono rallentati o fermi. E sugli interessi bancari c'è già chi gioca poco pulito. Ecco tutti i nodi già emersi, illustrati grazie al contributo di Gianluca Timpone, docente di Politica economica all'Università europea di Roma.

Mutui. Molte banche non hanno ancora le procedure operative per applicare la sospensione di nove mesi prevista dal decreto. Alcune aziende che l'hanno chiesta si sono sentite proporre un finanziamento per coprire gli interessi che vanno comunque pagati. Segnalazioni in questo senso sono arrivate al Gruppo dottori commercialisti ed esperti contabili. «Così - spiega Timpone - si pagano interessi sugli interessi, violando il decreto che esclude costi per la sospensione». Ci sono poi casi di privati cui è stato fatto un calcolo spropositato degli interessi da pagare. Un utente che ha chiesto di sospendere nove rate da 800 euro per un totale di 7.200 euro, dovrà pagare 2.900 euro di interessi. «Una quota altissima -denuncia Timpone- perché la banca ha calcolato l'interesse previsto, il 2,8%, non sui 7.200 euro, ma sull'intera quota di mutuo residuo da 138mila euro. Così il cittadino ci rimette nonostante lo Stato copra il 50% degli interessi e la banca ci guadagna».

Cigs. Con l'estensione della cassa integrazione ad aziende sotto ai sei dipendenti, pioverà un numero enorme di domande. L'azienda le presenta, poi l'Inps pagherà direttamente al lavoratore anziché, come si fa di solito, attraverso l'azienda che li anticipa. Il problema è che con il boom di domande previsto l'Inps potrebbe impiegare anche un mese o più a valutare il possesso dei requisiti. In tanti rischiano di restare senza stipendio e senza Cigs. «La soluzione c'era -chiosa il docente- dare per assodati i requisiti e controllare ex post. Lo Stato non si fida delle aziende che lo sostengono. E se falliscono?».

Partite Iva. L'Inps dovrebbe far partire lunedì la procedura per chiedere il contributo di 600 euro per chi è iscritto alla gestione separata. Ma è richiesto un Pin che può essere rilasciato con una procedura telefonica: sarà intasata per giorni. Impossibile andare di persona all'Inps. Restano i Caf, ma solo su appuntamento. Chissà perché sono stati esclusi commercialisti, tributaristi, consulenti del lavoro che pure sono autorizzati a lavorare durante il lockdown.

Professionisti. Procedura ancora sconosciuta per gli iscritti a una cassa di categoria. Ci sarà un fondo da 300 milioni a esaurimento. Basterà per pochi.

Affitti. Previsto un credito fiscale pari al 60% del canone. Lo incasserà (se ha un reddito dichiarato) anche chi non paga l'affitto causa virus. Il proprietario di casa dovrà comunque pagare tasse e Imu.

Congedi parentali. Si fa richiesta all'Inps che dovrebbe valutare in ordine di arrivo. Se i soldi non bastano, si accorda con riserva.

Scadenze fiscali. I versamenti di marzo sono sospesi per soli 4 giorni per imprese con più di 2 milioni di fatturato. Per le altre, tutto marzo. Per i cittadini, sospese le cartelle esattoriali fino al 31 maggio. «Poi bisognerà pagarle tutte in un colpo -dice Timpone- un paradosso». Da pagare accertamenti bonari e rate di accertamento con adesione: puniti quindi i contribuenti più collaborativi.

Pignoramenti. Stop ai nuovi.

Ma per quelli in essere tipo il pignoramento dello stipendio l'Agenzia delle entrate riscossione non ha chiarito ai datori di lavoro se continuare a trattenere il quantum pignorato o meno.

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