Nessuno muove un dito. Non il Copasir che non ha alcuna intenzione di mettere il naso nei dossier in questione. Non la magistratura che, almeno per il momento, si guarda dall'aprire un fascicolo a riguardo. Tutto tace, insomma, sia sulle torbide rivelazioni legate al presunto complotto del Russiagate sia sui militari russi sbarcati in Italia all'inizio della pandemia. Eppure in entrambi i casi appare evidente a tutti che, quando sedeva sullo scranno di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte plasmò gli interessi nazionali sulla base dei propri interessi ed espose l'Italia a pericolose logiche di favori, contro-favori e ricatti mettendola in una posizione di forte vulnerabilità nei confronti di Paesi stranieri.
La rocambolesca avventura di Conte alla presidenza del Consiglio è iniziata il primo giugno del 2018 ed è finita il 13 febbraio del 2021. A metà corsa è riuscito a cambiare maggioranza con estrema destrezza, conservando così la poltrona a Palazzo Chigi e garantendo al Movimento 5 Stelle la permanenza al governo. Lo ha fatto con estrema disinvoltura, passando dall'alleato leghista all'alleato piddino nel giro di un'estate. Con la stessa imbarazzante disinvoltura si è trovato invischiato in due scandali internazionali che oggi gettano pesanti ombre sul suo operato da premier e sulla sua gestione dei servizi segreti. Il primo risale ad agosto 2019 quando, per fare un favore all'allora presidente Usa Donald Trump, coinvolse il capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Gennaro Vecchione, nelle indagini del procuratore John Durham sullo scandalo del Russiagate. Il secondo invece risale a marzo 2020 quando, per strizzare l'occhio al presidente russo Vladimir Putin, spalancò le porte del Belpaese a un contingente russo di 230 individui che, con la scusa di aiutare a gestire l'emergenza coronavirus, tentarono di infiltrarsi in un paio di basi militari italiane. L'operazione venne immediatamente stoppata dalle nostre forze di intelligence, ma oggi c'è il fondato sospetto che la task force del Cremlino puntasse a raccogliere informazioni sensibili, se non addirittura secretate. Forse è proprio in ragione di questo obiettivo che, stando agli atti depositati in parlamento, sono evaporati nel nulla i nomi di un centinaio di uomini inviati dallo Zar. Non si sa che fine abbiano fatto, ma un documento pubblicato dal Corriere della Sera ne certifica l'esistenza almeno nell'accordo sottoscritto tra Conte e Putin.
Volendo fare piena luce sull'operato di Conte ci sarebbe da parlare anche dei rapporti con la Cina di Xi Jinping, a cui si legò a doppio mandato firmando l'accordo per la «Nuova via della seta». Pure qui non mancano sospetti. Uno su tutti la scelta di inviare a Pechino milioni di mascherine quando in Italia era già pressoché impossibile reperirle. Anche su questa discutibilissima decisione presa dal governo giallorosso tutto tace.
Per non allargare troppo abbiamo deciso di indagare «solo» sulle ombre che si addensano sul filone italiano del Russiagate e sui militari di Putin nel Belpaese. Ci sono davvero molti punti che non tornano. E gli italiani meritano una spiegazione da parte di Conte. Per questo abbiamo stilato sette domande (ma avremmo potuto farne molte di più) da rivolgere all'ex presidente del Consiglio, anche se temiamo che non si degnerà mai di rispondere.
1. Considerando il fatto che i suoi predecessori non lo fecero mai, se non per brevissimi periodi legati a passaggi di consegne, perché lei decise di tenere per sé la delega ai servizi segreti?
2. Perché invischiò l'Italia in un'indagine interna agli Stati Uniti su un presunto complotto ai danni di Trump? E perché mise il capo del Dis Vecchione a disposizione dell'allora ministro della Giustizia americano, William Barr, scavalcando così il suo Guardasigilli?
3. Era a conoscenza del fatto che i due, oltre che alla sede del Dis, si incontrarono anche a cena in un ristorante di piazza delle Coppelle a Roma?
4. Il favore a Barr è in qualche modo legato all'endorsement che Trump le fece due settimane più tardi quando, al G7 di Biarritz, disse: «Giuseppi Conte, un uomo di grande talento, che speriamo resti primo ministro»?
5. Perché a inizio pandemia, nonostante l'allarme lanciato dalla Nato, strinse un accordo di collaborazione con Putin? Qual era il vero obiettivo del contingente inviato da Mosca in Italia? E, soprattutto, perché non coinvolse il governo né durante la cabina di regia né durante il Consiglio dei ministri?
6.
Cosa intendeva l'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, quando, un mese dopo l'inizio della guerra in Ucraina, disse che ora «qualcuno morde la mano tesa nel 2020»? È possibile che il Cremlino si aspettasse qualcosa in cambio dal nostro Paese?7. È possibile che certi favori e certi accordi abbiano condizionato le scelte dei governi da lei guidati e stiano condizionando, ancora oggi, le mosse del M5s?
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