Governo

Dagli arresti all'"abuso". Riparte il cantiere riforme

Sì del Senato alla stretta sulle scarcerazioni facili. E Nordio lancia la proposta per abolire l'articolo 323

Dagli arresti all'"abuso". Riparte il cantiere riforme

Ascolta ora: "Dagli arresti all'"abuso". Riparte il cantiere riforme"

Dagli arresti all'"abuso". Riparte il cantiere riforme

00:00 / 00:00
100 %

La «stretta» era inevitabile, e diventa legge ieri con il voto del Parlamento che rimedia alcuni eccessi garantisti della riforma Cartabia. Ciò non toglie che una volta aggiustate alcune disfunzioni della legge voluta dalla ministra di Mario Draghi, il nuovo ministro della Giustizia Carlo Nordio intenda marciare anche lui con risolutezza in una direzione analoga a quella della sua predecessora: meno carcere e soprattutto meno carcere preventivo, che deve diventare una «eccezione delle eccezioni»; e più spazio ai diritti degli indagati.

Sono apparentemente contraddittorie, le due mosse che ieri arrivano in contemporanea dalla maggioranza di governo. A metà giornata il Senato dà il via libera definitivo al decreto varato nel gennaio scorso dal governo, sull'onda dell'allarme lanciato in dicembre da una serie di Procure sull'ondata di scarcerazioni che sarebbero seguite all'entrata in vigore della norma voluta dalla ministra Cartabia. A destare allarme era in particolare l'articolo che prevedeva per una lunga serie di reati anche rilevanti, tra cui il furto aggravato, che la giustizia potesse precedere solo a fronte di una querela della vittima. Senza la querela diventavano impossibili anche gli arresti, e quelli già disposti andavano annullati. Diventava impossibile arrestare in flagranza un ladro d'auto, a meno che non fosse presente il padrone del veicolo pronto a querelarlo sul posto.

A questo il governo il 12 gennaio ha posto rimedio con un disegno di legge che consente comunque l'arresto in flagranza purchè la querela venga presentata dalla vittima entro le quarantott'ore successive. Ieri la norma, già approvata dalla Camera, diventa definitiva grazie non solo al voto della maggioranza anche a quello del Pd: ad astenersi Italia Viva, i Verdi e i 5 Stelle in versione garantista («le esigenze securitarie non possono considerarsi quale diritto tiranno rispetto alla libertà personale», dice la senatrice Ada Lopreiato).

Che a questa norma andasse in qualche modo posto rimedio era inevitabile, anche perchè probabilmente neanche lo staff della Cartabia, al momento di varare la riforma, ne aveva valutato appieno le conseguenze concrete: e d'altronde la necessità di sottoporre il provvedimento a un restyling in base alla esperienza successiva era già prevista, tanto che un gruppo di studio interno al ministero è al lavoro su questo terreno.

Ma l'aggiustamento della «Cartabia» non fa venire meno i propositi garantisti di Carlo Nordio, che si accinge, a partire dai prossimi giorni, a mettere nell'agenda del Parlamento una serie di svolte a tutela dei diritti degli indagati e della loro reputazione, di cui ha parlato ampiamente ieri alla Camera proprio mentre il Senato approvava il disegno di legge. Due i punti chiave: rendere più difficili i mandati di cattura e limitare la diffusione delle intercettazioni. Sul primo versante non sarà più un singolo magistrato (attualmente dell'ufficio delle indagini preliminari) a valutare le richieste di custodia avanzate dai pm, ma tre magistrati del tribunale del Riesame: una misura su cui alcune toghe hanno lanciato l'allarme perchè rischia di paralizzare gli uffici, ma che Nordio considera indispensabile per limitare le ordinanze «copia e incolla» di giudici acquiescenti. Sulle intercettazioni, non sembrano imminenti nuovi limiti al loro utilizzo ma divieti severi di diffusione: «la segretezza delle conversazioni - dice ieri Nordio - è l'interfaccia della nostra libertà».

Destinato a essere cancellato dal codice appare intanto il reato-ombra di abuso d'ufficio.

Commenti