Nella notte tra domenica e lunedì tre semoventi Pzh 2000 diretti in Ucraina, e provenienti dalla base militare di Persano (Salerno), sono stati fermati dalla Polizia Stradale di Napoli al casello di Mercato San Severino dell'autostrada Salerno-Caserta perché i trattori e i semirimorchi, delle ditte private incaricate del loro trasporto, erano sprovvisti della carta di circolazione e la revisione periodica era scaduta. Inoltre, uno dei conducenti non aveva l'autorizzazione per guidare mezzi di trasporto eccezionali. Altri due veicoli che sono risultati in regola hanno proseguito il loro percorso. Questa la notizia rimbalzata ieri su tutti i siti a partire da un articolo del Mattino di Napoli. A stretto giro di posta poi lo Stato Maggiore della Difesa ha spiegato che la destinazione di questi obici da 155 millimetri, tra i più moderni in dotazione alla Nato e al nostro esercito, era «Un esercitazione in Germania» e non l'Ucraina. Germania che per altro l'altro ieri assieme all'Olanda ha annunciato, parole della ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht e della collega olandese Kajsa Ollongren, la decisione di mandare in Ucraina altri sei obici semoventi proprio di questo tipo. Martedì scorso sono arrivati in Ucraina i primi 7 obici semoventi mandati da Berlino, fondamentali per gli ucraini nel contrastare le truppe di Mosca che nel numero di pezzi d'artiglieria hanno un reale vantaggio.
La notizia del trasporto obici multato può far sorridere e sembra uscire da un film di serie B anni Settanta in stile La soldatessa alle grandi manovre o 4 marmittoni alle grandi manovre. Ma alla fine dietro il piccolo pasticcio si può vedere -anche se, ribadiamo, l'Italia pare intenzionata a fornire all'Ucraina, nelle prossime settimane, solo semoventi M109 e cannoni Fh70, e non i modelli, secondo le fonti ufficiali in movimento solo verso la Germania - si può vedere la difficoltà che l'Europa e gli Usa affrontano per fornire al Paese aggredito i materiali necessari. L'Italia ad esempio mentre ragiona sui materiali militari che verranno forniti con il quarto decreto deve fare i conti per capire quante munizioni d'artiglieria può dare senza sguarnire le riserve.
Altri Paesi hanno messo in atto complicati scambi di mezzi e munizioni per consentire l'invio verso l'Ucraina di armi di fabbricazione dell'ex Patto di Varsavia perché più semplici da gestire sulle truppe ucraine che su quei modelli erano state addestrate. Tutto questo mentre comunque la Nato mira anche a rinforzare il suo dispositivo militare difensivo. Così come è diventata complessa la logistica ucraina che ha ricevuto mezzi occidentali, spesso decisamente superiori ai loro omologhi russi, ma che richiedono una grande organizzazione per gestire ricambi e addestramento. Gli anticarro occidentali hanno fatto strage di tank russi, ma ne sono stati forniti di almeno una dozzina di tipi diversi. E stiamo parlando di armi semplici. Altri sistemi sono decisamente più complessi. Ecco perché quando si parla di controffensiva ucraina la maggior parte degli analisti pensa che non possa realizzarsi prima di agosto. Le armi arrivano ma vanno anche organizzate e gestite.
Sull'altro lato del fronte anche la macchina militare russa riorganizzata per avanzare lentamente facendo terra bruciata consuma un numero di proiettili mostruoso.
Una riedizione delle teorie tattiche dei primi del Novecento note come Bataile conduite (di cui i francesi erano maestri) con una spolverata di droni per l'acquisizione degli obiettivi. Ma è un sistema che sta svuotando i magazzini e che logora artiglierie già non proprio moderne. Il risultato è uno stallo logorante di cui non si vede l'uscita. Altro che risate alle grandi manovre, o in autostrada.
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