Coronavirus

Tensione tra Regioni e governo: lite su norma antiaperitivo

Salta lo stop con 250 casi su 100mila abitanti. Scintille sul divieto d'asporto per i bar e i locali dopo le 18

Tensione tra Regioni e governo: lite su norma antiaperitivo

In vista del nuovo Dpcm, il governo ha intenzione di rivedere sia i parametri che decideranno in quale zona saranno collocate le varie regioni sulla base dei dati epidemiologici, sia le misure restrittive che entreranno in vigore a partire dal prossimo 16 gennaio. In mattinata è andato in scena un vertice tra governo ed enti locali, al quale hanno preso parte il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, il ministro della Salute, Roberto Speranza, e rappresentanti di Regioni e Comuni.

I nodi da sciogliere

Al di là di quali saranno i prossimi provvedimenti, è in corso il classico testa a testa tra governo e Regioni, tra rigoristi e aperturisti. In seguito all'incontro di oggi sono emerse varie prese di posizione. L'ipotesi più probabile è che i parametri per le zone rosse non cambino, come invece annunciato nei giorni scorsi (potrebbero tuttavia cambiare quelli per le zone arancioni).

L'obiettivo, ha spiegato il governo alle Regioni, è quello di rendere più semplice, automatico e veloce l'ingresso nella zona arancione, facendo pesare di più l'indice di rischio riguardo lo stress delle strutture ospedaliere. L'esecutivo, invece, scarterebbe l'ipotesi, avanzata da Iss e Cts, di far entrare direttamente in zona rossa le regioni con un'incidenza di 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti. Andrebbe ad incidere sulla politica dei tamponi, sarebbe stata la spiegazione del ministro Speranza che avrebbe spiegato che non si andrà dunque in questa direzione, ribadendo l'abbassamento della soglia dell'Rt: con 1 si va in arancione e con 1,25 in zona rossa.

Weekend, scuola e vaccini

Altro terreno di scontro: il nodo relativo ai weekend, con i sabati e le domeniche in arancione ancora "in bilico". La bozza del nuovo Dpcm non contiene la dichiarazione di zona arancione per tutto il Paese durante i fine settimana, ma tutto potrebbe ancora cambiare. Giovedì è previsto un nuovo incontro per limare i dettagli e fare il punto della situazione.

Capitolo scuola. Vari governatori, tra cui Vincenzo De Luca (Campania) e Antonio Spirlì (Calabria) hanno attaccato il ministro della Scuola, Lucia Azzolina, accusata di alimentare i toni dello scontro. Sui vaccini, il presidente delle regione Toscana, Eugenio Giani, ha chiesto un'accelerazione: "Abbiamo la possibilità di farne molti di più, sollecitiamo le aziende attraverso Arcuri". Il ministro Boccia ha provato a placare gli animi: "Sono convinto che nei prossimi giorni con l'implementazione delle dosi in tutti i territori potremo scrivere una pagina importante nella storia questa tragedia. Tutte le regioni stanno accelerando e il governo è pronto a sostenere ulteriori sforzi. Quindi nessuna pagella ma sforzo comune per il bene di tutti. Dal tunnel si esce tutti insieme".

La norma anti aperitivo

Ma il terreno di scontro principale riguarda la questione inerente a bar e ristoranti. Il governo ipotizza di vietare l'asporto per i bar e i locali dopo le 18 per evitare gli assembramenti. I governatori nutrono molti dubbi su una norma del genere, teoricamente avanzata dall'esecutivo per limitare la movida ma potenzialmente in grado di colpire le attività commerciali.

Da questo punto di vista, il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti è stato emblematico: "Ho detto all'esecutivo di essere contrario al divieto di asporto take away per ristoranti e bar dopo le 18: queste attività, pur potendo continuare con le consegne a domicilio, rischiano di essere penalizzate ancora di più, dopo aver già subito pesanti restrizioni".

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha invece chiesto maggiore chiarezza: "Con il governo siamo ancora alla fase di riscaldamento a bordo campo.

Tutti i governatori compatti nel dire che ci deve essere una voce scientifica univoca, non ci può essere dibattito su tutto".

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