Dai giudici lo stop alle cure di una ragazzina

La 14enne soffre di una malattia degenerativa. Il tribunale dà ragione ai medici

Dai giudici lo stop alle cure di una ragazzina

C'è un altro Charlie Gard. Anzi, un'altra. Si trova in Francia ed è una ragazza. I giornali transalpini la chiamano Inès e ha 14 anni. Come il bimbo inglese morto la scorsa estate poco prima che compisse un anno dopo una lunga battaglia condotta dai genitori per cavalcare le residue speranze di un miglioramento, Inès soffre di una malattia neuromuscolare, la miastenia autoimmune. E come Charlie, Inès è destinata a morire, per destino e per legge. Il Consiglio di Stato ha infatti ieri deciso di sospendere le cure ritenute inutili, dando ragione ai medici dell'ospedale di Nancy dove la ragazza è ricoverata dallo scorso giugno, quando le sue condizioni peggiorarono a causa di una crisi cardiaca. Dopo un mese di cure i medici avevano stabilito che il caso di Inès era senza speranza, con «possibilità di miglioramento quasi nulle».

Ma era a quel quasi che si erano appesi i genitori di Inès, che non hanno mai perso la speranza di una futura cura. L'avvocato della famiglia, Frédéric Berna, non commenta la decisione della corte parigina ma fa capire al quotidiano L'Express che i genitori di Inès si riservano il diritto di adire la Corte Europea dei diritti dell'uomo. Anche se va detto che il precedente di Charlie non è incoraggiante. Anche in quel caso i genitori del piccolo si rivolsero alla Corte di Strasburgo per evitare la sospensione delle cure che tenevano in vita il bimbo affetto dalla rarissima Sindrome di deplezione del dna mitocondriale e ne ricevettero un rifiuto. Non c'è motivo di pensare che per Inès i giudici europei si pronuncerebbero in modo differente. La famiglia sta anche pensando di presentare una denuncia penale.

La decisione dei medici di Nancy sull'arresto dei trattamenti che tengono in vita Inès è conforme alla legge francese del 2016 sulla fine della vita. I parenti si erano opposti, e avevano richiesto al tribunale amministrativo della città lorenese di sospendere la decisione dei medici. Allora l'avvocato Berna aveva auspicato che «il tempo potesse portare dei miglioramenti» e aveva avanzato il dubbio che la decisione dei medici fosse stata un po' troppo frettolosa. «Essi hanno la sensazione di essere sotto pressione, ma non c'è nessuna fretta di interrompere la respirazione artificiale per Inès. Oggi la ragazza è sotto sedativi e non soffre affatto».

I genitori di Inès sono molto religiosi e non accettano che la fine della figlia sia decisa da un tratto di penna. Già a settembre avevano proposto di ospedalizzare la ragazza in casa. Più o meno nello stesso periodo la giustizia aveva deciso di sospendere l'interruzione delle cure per fare intervenire un collegio medico in grado di decidere se fosse ragionevole o meno la prosecuzione delle cure per l'adolescente.

Il 31 ottobre i periti avevano sentenziato che Inès non avrebbe avuto mai più «la capacità di intendere e di volere». E il 7 dicembre il tribunale amministrativo di Nancy aveva deciso lo stop. Poi il ricorso al Consiglio di Stato e un nuovo no. Per Inès il destino è segnato.

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