Dai Marò a Storace, malagiustizia alla sbarra

RomaNel nome del celebre capitano francese, difeso da Emile Zola, ecco un nuovo strumento per arginare l'onda del giustizialismo nostrano. Ieri al Tempio di Adriano si è aperta la prima sessione del neonato Tribunale Dreyfus, ideato da Arturo Diaconale. Avvocati, uomini politici e intellettuali riuniti in una sorta di Alta Corte «ombra» che si è data per compito quello di sollecitare discussione e dibattiti su casi significativi ed emblematici di malagiustizia.

Nella prima sessione (la prossima è prevista il prossimo 13 ottobre) si è parlato del caso dei due Marò e di Francesco Storace, che rischia il carcere per vilipendio al presidente della Repubblica.

Per far luce sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che il sistema giudiziario indiano vuole rinviare a giudizio con l'accusa di omicidio di due pescatori in acque non territoriali (oltre le 12 miglia al largo del Kerala) il 12 febbraio del 2012, l'Alta Corte, presieduta dal professor Federico Tedeschini, ha convocato il generale Dino Tricarico, il generale Fernando Termentini e il vicepresidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Tutti hanno espresso forti riserve sull'operato del governo Monti e su chi ha dovuto ricevere in dote un «caso» pieno di anomalie e incongruenze. Pesante il giudizio di Tajani che ha ricordato come l'Italia non abbia mai fatto passi ufficiali nei confronti della Ue per ricevere aiuto sulla vicenda.

Del caso Storace ha parlato il diretto interessato insieme con il deputato Roberto Giachetti (Pd).

Quest'ultimo ha sottolineato l'anacronismo di una norma (l'articolo 278 del Codice penale) arrivata fino a noi dai tempi del regime fascista, mentre Storace, che da consigliere regionale non gode di immunità, ha già annunciato che non chiederà appello se il 21 il tribunale lo dovesse ritenere colpevole.

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