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Dai permessi all'hotspot. Le bugie della sinistra per affossare il decreto

I diritti restano, non si smantellano i centri e il commissario coordinerà l'accoglienza

Dai permessi all'hotspot. Le bugie della sinistra per affossare il decreto

Maggioranza alle prese con il muro delle opposizioni sul decreto Cutro che rallenta i lavori della Commissione e costringe ad arrivare in Aula con il testo approvato all'indomani della tragedia, visto che il decreto deve essere convertito in legge entro il 10 maggio. Il centrodestra è accusato di violare i diritti dei migranti e di aumentare gli irregolari per la stretta ai permessi di soggiorno concessi con la protezione speciale. Fuori dal Parlamento c'è l'opposizione delle Regioni a guida Pd che non accettano il commissariamento nella gestione dei flussi, e quella dei sindaci dem che gridano ai rischi per le città. «Il governo si deve fermare - attacca il sindaco dem di Bergamo Giorgio Gori sul dl Cutro -. Il risultato sarà quello di ingrossare le fila di cittadini extracomunitari senza alcuna prospettiva. Ci ritroveremo con migliaia di disperati».

Ci saranno meno diritti?

Il governo ha presentato due emendamenti con le modifiche ai centri di prima accoglienza e una stretta alla norma sulla protezione speciale. Si chiede di non considerare più le «gravi calamità» e le «cure mediche» tra i motivi dell'accoglimento della domanda. Il ministro Luca Ciriani motiva così: «È un grimaldello per cui chiunque entri in Italia poi difficilmente può essere espulso». Non si tratterebbe però di un'abolizione. Ed ecco i numeri. Nel 2023, su 19mila decisioni adottate finora, la protezione speciale è al 20% (3.800 permessi circa). Nel 2022 invece su circa 59mila decisioni delle commissioni era il 19%, poco più di 10mila permessi. Nel 2019, prima che l'ex ministro Lamorgese ne ampliasse i criteri, è stata attuata soltanto nello 0,6% dei casi (616 persone).

Ci saranno più tendopoli?

Sindaci e governatori dem gridano all'emergenza irregolari e tendopoli. Ma il sottosegretario all'Interno Molteni spiega: «Non si smantella nulla del sistema di accoglienza, degli ex Sprar poi Sai, dirlo è una ricostruzione fallace. Abbiamo 40 mila migranti nei Sai, circa mille progetti presentati e 2 mila comuni finanziati per l'accoglienza di secondo livello, quella seria, quella che integra i migranti. Chiedo perché non ci sia condivisione. Parliamo di rafforzare la primissima accoglienza, una norma non emergenziale, dura fino al 2025».

Quali aiuti per Lampedusa?

Ci sono le norme sull'isola, prima linea dell'emergenza. Nell'hotspot oggi ci sono condizioni insostenibili. Fino al 31 dicembre 2025, stando all'emendamento, il ministero dell'Interno potrà avvalersi della Croce rossa italiana per la gestione dell'hotspot dell'isola, «al fine di assicurare adeguati livelli di accoglienza». Alla struttura saranno estese le deroghe al codice dei contratti pubblici. «Affidarne la gestione alla Croce Rossa è garanzia per tutti, in primis per i migranti», spiega ancora Molteni. Previsto anche il potenziamento del trasporto navale e aereo per ridurre i sovraffollamenti: almeno 400 migranti al giorno, per un totale di 2.800 a settimana.

Meno poteri ai governatori col commissario?

La nomina del commissario in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza mira a potenziare il sistema di accoglienza sui territori. I governatori Pd respingono la sostituzione dei poteri: «Non mi sento depotenziato - risponde invece il governatore della Lombardia Attilio Fontana - qui non si sta cercando di depotenziare le Regioni, ma si vuole uniformare la gestione in maniera logica su tutto il territorio di una situazione che altrimenti a livello territoriale è molto difficile gestire.

Noi avremo anche la nostra parte, interverremo, non è che il commissario ci imporrà le sue decisioni».

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