Coronavirus

Dai primi casi Covid ai cinque vaccinati: undici mesi dopo allo Spallanzani si inverte la rotta

Scattata ieri alle 7,20 all'ospedale romano la "liberazione" dall'incubo del Coronavirus: giorno simbolico. Da oggi in arrivo 470mila dosi a settimana. Il ministro Speranza: "Purtroppo il cammino è ancora lungo"

Dai primi casi Covid ai cinque vaccinati: undici mesi dopo allo Spallanzani si inverte la rotta

«La vaccinazione rappresenta finalmente un cambio di rotta nella lotta contro il virus». Gli occhi grigi della dottoressa Alessandra D'Abramo sorridono e nelle sue parole, come in quelle di tutti gli infermieri e gli operatori sanitari dell'Inmi Spallanzani di Roma che ieri si sono sottoposti per primi alla profilassi, accanto alla stanchezza di questi ultimi durissimi mesi, trapela per la prima volta un sentimento di sollievo perché quella di ieri è stata davvero una giornata di speranza per tutti.

È da qui dallo Spallanzani dove «tutto è cominciato quel 29 gennaio quando è stata ricoverata la coppia di cinesi», come ricorda la D'Abramo, che si riparte, 11 mesi dopo, nella direzione opposta: verso la «liberazione» dal virus. Un cammino ancora lungo - avvertono i camici bianchi - che invitano a non abbandonare le cautele. Qui a partire dalle 7,20 di ieri sono stati vaccinati l'operatore socio sanitario Omar Altobelli, la biologa Maria Rosaria Capobianchi e, prima tra i primi, l'infermiera Claudia Alivernini che ha definito la vaccinazione «un gesto d'amore» verso la sua famiglia che al termine del percorso di immunizzazione potrà finalmente vedere senza ansie. Poi si sono sottoposte alla somministrazione Alessandra Vergori e la D'Abramo, entrambe infettivologhe.

È il direttore sanitario, Francesco Vaia a spiegare che i vaccinati diventeranno a loro volta vaccinatori. La Alivernini prima vaccinata, ha a sua volta eseguito la vaccinazione alla dirigente delle professioni infermieristiche, Alessia De Angelis.

Sono state 130 in tutto le dosi somministrate ieri allo Spallanzani. Nel pomeriggio è stata la volta dei giovani specializzandi che vengono impiegati nelle unità territoriali, Uscar, per l'attività di screening e di vaccinazione nelle residenze per anziani. E non appena arriveranno le altre fiale Vaia annuncia che si cominceranno a vaccinare anche i pazienti.

Sul rischio che il vaccino non sia efficace rispetto alle varianti arrivano le parole rassicuranti della Capobianchi. «Le varianti del virus si sono succedute nel corso dei mesi e per ora non vedo motivi di preoccupazione - spiega la ricercatrice - Il virus subisce cambiamenti fisiologici che potrebbero avere impatto sul parte diagnostica e rendere inefficienti i test a disposizione, ma per ora la situazione resta sotto controllo e i casi non sfuggono».

Soddisfazione ma invito alla cautela anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza perché quello di ieri è soltanto «il primo passo di un cammino lungo e purtroppo non è ancora la fine di un incubo».

Il commissario straordinario Domenico Arcuri, auspica che «la Befana ci porti l'autorizzazione del vaccino Moderna» atteso per il 6 gennaio e ricorda che «il vaccino è gratuito per tutti ma non obbligatorio» e soltanto «quando il 70, l'80 per cento degli italiani sarà stato vaccinato» potremo allentare le misure di prevenzione. Auspicabilmente «tra l'estate e l'autunno».

E dallo Spallanzani le vaccinazioni si sono capillarmente diffuse su tutto il territorio anche se per il momento soltanto in modo simbolico visto che sono state messe a disposizione soltanto meno di 10mila dosi, anche se da oggi ne dovrebbero arrivare 470mila a settimana.

Grande emozione anche per Lucia Premoli, l'infermiera della rianimazione dell'ospedale di Codogno, che ha assistito il paziente 1, Mattia Maestri. È toccata a lei la prima dose: solo il vaccino, avverte l'infermiera «ci permetterà di tornare a una vita normale». In un altro luogo simbolo della pandemia, l'ospedale di Alzano Lombardo, si è vaccinato tra gli altri Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri.

E ancora un volto simbolo di quei giorni drammatici sempre in prima linea, il professor Massimo Galli, del Sacco di Milano, vaccinato al Niguarda. Il vaccino, dice Galli «è strumento fondamentale per i singoli per proteggere se stessi gli altri, e per l'intera società». E sempre al Niguarda si è vaccinato farmacologo 92enne Silvio Garattini, presidente del Mario Negri.

Un testimonial importante a garanzia, afferma Garattini che «il vaccino è sicuro», ma occorre ancora prudenza affinché «il virus non riprenda a correre».

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