Ma dai protocolli scompaiono i bambini. E i genitori saranno costretti al fai-da-te

Scuole e oratori chiusi, centri estivi vietati (tranne che nel Veneto). Senza congedo parentale e bonus baby sitter, le famiglie sono nei guai

Ma dai protocolli scompaiono i bambini. E i genitori saranno costretti al fai-da-te

Cari genitori, vedete un po' di arrangiarvi da soli. Suona più o meno così il messaggio lanciato dal Consiglio superiore della sanità in vista della fase 2. Non saranno aperti gli oratori, non ci saranno centri estivi né niente di simile. E, salvo colpi di scena, dalla bozza del protocollo governativo che deve regolare il ritorno al lavoro delle varie categorie produttive, sembra sparita perfino la voce in cui si parlava di una corsia preferenziale per lo smart working dei genitori. Parentesi: come se lavorare da casa con i figli attorno fosse facile. Eppure quella sembrava l'unica concessione alle mamme e ai papà per affrontare un altro mese senza scuola.

Ancora da capire se il congedo parentale e il bonus baby sitter da 600 euro al mese verranno rinnovati anche dal 4 maggio. Se così non fosse, sarebbero guai seri per molte famiglie, soprattutto quelle che hanno più di un figlio e vivono i spazi piccoli.

Il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli lo ha detto chiaro, sulla base dei dati scientifici: «Scordiamoci i campi estivi, impossibile garantire il distanziamento dei bambini» e sembra non considerare la risposta del ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti: «I genitori devono tornare a lavorare. Oratori e campi estivi non ce li scordiamo. Li organizziamo in modo sicuro per la salute di tutti. Del resto questa è la responsabilità della politica».

L'unica concessione per i più piccoli potrebbe essere l'accesso al parco: ma a scaglioni e senza il rischio che si creino aggregazioni. A fissarne le regole sarà il decreto in arrivo nelle prossime ore che avrà un capitolo riservato ai bambini, anticipa Locatelli, tra i più accesi sostenitori della chiusura delle scuole fino, almeno, a settembre. «La scelta di non riaprire le scuole è stata molto meditata e infine presa sulla base di modelli statistici precisi, che ci indicavano come ciò potesse incrementare l'indice di contagiosità. È chiaro che un conto sarà consentire ai bambini di uscire, un conto è progettare centri estivi o un ritorno negli oratori nei mesi caldi». Per il ritorno dietro ai banchi a settembre si vedrà.

Intanto il Veneto segue la sua linea. Il governatore Luca Zaia, che sarebbe pronto anche a far ricominciare tutto il 27 aprile, propone non solo i centri estivi e gli oratori in parrocchia ma pure l'apertura dei nidi e degli asili. E anche quella delle scuole paritarie per tutta l'estate per dare ai genitori un luogo sicuro dove lasciare i figli. «Ci stiamo attrezzando per creare un sistema virtuoso con le scuole paritarie, anche senza un fine educativo ma più esclusivamente ricreativo» scrive al premier Conte.

«L'obiettivo - specifica la giunta regionale veneta - è quello di allineare le aperture con le aperture delle aziende, ma forse servirà qualche giorno in più».

Empoli invece si propone al governo come città test per sperimentare il rientro a scuola di settembre e per fare le prove generali della nuova organizzazioni delle classi diradate.

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