Dopo l'aborto, legalizzato a maggio, e il via libera ai matrimoni omosessuali nel 2015, un altro tassello della storica identità cattolica dell'Irlanda sta per scomparire. Ieri Dublino ha votato per eliminare il reato di blasfemia, attualmente contenuto nella Costituzione del 1937 e punito con multe fino a 25mila euro. Lo spoglio avverrà oggi e i risultati si sapranno nelle prossime ore, anche perché gli irlandesi sono stati chiamati alle urne anche - e soprattutto - per eleggere il nuovo presidente (e il favorito è l'uscente Michael Higgins, del Partito laburista). Ma a fare notizia è il voto «blasfemo». Perché tutto sembra indicare che a vincere saranno i «sì»: secondo gli ultimi sondaggi, pubblicati la scorsa settimana dall'Irish Times, il 51% della popolazione è favorevole alla modifica, e la stessa Chiesa cattolica irlandese poche settimane fa ha definito quella sulla blasfemia una norma «abbondantemente obsoleta». Anche il premier Leo Varadkar ha esortato i concittadini a far passare il referendum, definendo il cambiamento «parte di un processo destinato a modernizzare la nostra Costituzione».
Secondo l'articolo incriminato, il numero 40, il reato si verifica con «la pubblicazione o l'espressione di opere o di parole blasfeme, sediziose o indecenti». Sebbene l'ultima persona condannata per blasfemia risalga al 1855, quando ancora l'Irlanda era sotto il controllo del Regno Unito, nove anni fa la dose era stata rincarata: con il Defamation Act del 2009 era stato precisato l'illecito, specificando che è punibile chiunque pubblichi o pronunci «qualcosa di gravemente abusivo o insultante in relazione a questioni ritenute sacre da una qualsiasi religione, quindi che causi offesa in un vasto numero di aderenti a quella religione».
A far tornare in auge il tema, fino ad arrivare al referendum di ieri, è stato l'attore britannico Stephen Fry. Tre anni fa Fry fu denunciato alla polizia dopo aver nominato Dio durante un'intervista: il conduttore gli aveva chiesto che cosa avrebbe detto a Dio se avesse potuto incontrarlo e lui rispose che gli avrebbe domandato come avesse «osato creare un mondo in cui c'è una tale pena che cade addosso alla gente senza colpa, un mondo profondamente malvagio». «Perché dovrei rispettare un Dio capriccioso, malevolo e stupido, che crea un mondo così pieno di ingiustizia e dolore?», si era chiesto retoricamente l'attore: fu questa la frase che fece aprire un fascicolo a suo carico per blasfemia. Il caso fu poi archiviato perché i pubblici ministeri stabilirono che a ritenersi offeso era stato un numero troppo esiguo di persone. L'indagine lampo su Fry ha però riportato l'attenzione dell'opinione pubblica sull'articolo 40 della Costituzione, troppo anacronistico per un'Irlanda sempre più slegata dall'influenza della Chiesa cattolica. Il voto sulla blasfemia era stato annunciato sulla scia della legalizzazione dell'aborto.
Ora si pensa già alla prossima «vittima» del progressismo dublinese: secondo i media il prossimo referendum potrebbe eliminare il passaggio della Costituzione in cui si tutela il ruolo della donna «all'interno della casa».
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