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Dalle accuse al "cocomero": nasce il partito verde fuori e rosso dentro

I due contrapposti nel processo Ilva. Ma oggi fanno un partito insieme

Dalle accuse al "cocomero": nasce il partito verde fuori e rosso dentro

Lo hanno presentato proprio con le angurie in mano Angelo Bonelli, leader dei Verdi, e Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana. È il partito del cocomero, rosso dentro e verde fuori. "L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio", ha detto Elena Fattori alla presentazione; "In questi anni abbiamo imparato che la lotta di classe senza ambientalismo è inefficace", le ha risposto Fratoianni, riferendosi alle precedenti esperienze.

Con numeri ben al di sotto del sondaggio che vede questa alleanza al 12 per cento, il partito dle cocomero esisteva già ed era proprio Sinistra Ecologia e Libertà: la sigla fondata da Nichi Vendola e Fratoianni che aveva Angelo Bonelli come più grande oppositore. Non solo politico, ma anche giudiziario. Mentre il governatore pugliese e il suo giovane assessore regionale costruivano l’ennesimo partitino della sinistra che però già dal nome si apriva alle istanze ecologiste, Bonelli li accusava sui giornali e nel processo Ilva di non aver difeso l’ambiente e la salute dei tarantini.

Il leader dei Verdi dopo aver presentato diversi esposti in Procura, inviò una pec a Vendola con 5 domande che pubblicò anche sui giornali. Bonelli accusava l’allora Presidente della Regione di Puglia di aver firmato l’Autorizzazione Integrata Ambientale che nel 2011 autorizzava Ilva ad aumentare la produzione di acciaio a 15 milioni di tonnellate l’anno (oggi non arriva neppure a 4). Vendola non rispose mai a quelle domande, ma riferendosi al leader dei Verdi disse: “Noi consentiamo perfino alle minoranze di vivere in questa città. Anche ai forestieri che non la conoscono e che non la amano, ma che come piccoli avvoltoi cinicamente la usano per costruire fortune elettorali".

Bonelli, in quel momento candidato con Rivoluzione Civile, il movimento guidato da Antonio Ingroia, gli rispose: “Il linguaggio di Nichi Vendola volgare ed offensivo dimostra che è finito l’alfabeto della sua narrazione poetica". Vendola incalzò: “Ho già posto il problema a Bersani. Qualunque partito del centrosinistra può testimoniare l’animosità, la violenza e la volgarità dell’esponente dei Verdi, che semina odio e menzogne. Vuole portare Taranto sull’orlo della guerra civile”. Le cose andarono effettivamente cosi, Bersani escluse i Verdi dalle liste e Bonelli rimase senza seggio. Si candidò a Taranto contro il sindaco di Sel, divenne consigliere comunale e dopo un paio di anni si dimise. Per poi tornare in città alle ultime amministrative, alleato col Pd, per chiedere la chiusura di Ilva mentre il pd la tiene in piedi.

Nel frattempo Vendola venne imputato nel processo Ilva. Bonelli scrisse una lettera all’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi chiedendo di commissariare la Regione Puglia per garantire la costituzione di parte civile nel processo Ilva. La guerra continuò nell’aula bunker dove si svolgeva quel processo. Durante le dichiarazioni come teste Bonelli ribadendo quanto dichiarato fuori dal tribunale, ricordò quell’episodio: "Il Presidente della Regione Puglia pose il problema politico a Pierluigi Bersani sul mio comportamento. Ci fu una conseguenza grave, sul piano del danno, che noi Verdi ricevemmo: perché alle elezioni politiche, che da lì a poco tempo si sarebbero svolte fummo estromessi di fatto dall’alleanza e quindi non entrammo in Parlamento”.

Durante l’interrogatorio di Vendola invece, l’avvocato dei Verdi gli rivolse quelle stesse domande che Bonelli gli pose sui giornali. Vendola raccontò in aula la sua versione: “Per due anni il capo carismatico del partito dei Verdi, Pecoraro Scanio, Ministro, si dichiarò più volte molto ammirato per il lavoro che come Regione stavamo svolgendo su Ilva. Poi succede che, con Bonelli e con la Federazione dei Verdi, nel 2009 costruiamo insieme un cartello elettorale che si chiama 'Sinistra e Libertà' e ci presentiamo alle elezioni europee conseguendo un risultato non soddisfacente... All’indomani dell’insuccesso elettorale avviammo un processo di fusione dei soggetti che avevano dato vita a quel cartello elettorale. Il partito dei Verdi fa il congresso, si spacca in due come una mela. Vengono con me a fondare Sinistra Ecologia e Libertà le personalità più importanti del gruppo dei Verdi: il Professor Gianni Mattioli, la fondatrice Grazia Francescato, la Senatrice Loredana De Petris. Il rancore di Angelo Bonelli è tale che, a esito di questa rottura politica, lui si insedia a Taranto e comincia quella attività a cui io penso di non dover mai replicare, poiché ritenevo indegno di una mia risposta l’Onorevole Bonelli per il carattere assolutamente strumentale della sua presenza”.

Non è acqua passata, relativa a vicende di anni fa. La sentenza di primo grado è arrivata solo l’anno scorso, e ha condannato Vendola a tre anni e sei mesi per concussione. E quando di fronte alla condanna ricevuta Vendola ha parlato di “una giustizia malata che calpesta la verità”, Bonelli gli ha risposto: “Vendola attacca la giuria del Processo dichiarando di essere tra gli agnelli sacrificali, ma a Taranto sono stati i bambini ad essere gli agnelli sacrificali. Noi Verdi ricordiamo a Vendola che la sua amministrazione (di cui faceva parte anche Fratoianni, ndr) non ha realizzato alcuna indagine epidemiologica. Ricordiamo a Vendola che la Regione Puglia dette parere favorevole all’AIA 2011 che alzava i valori dei macro-inquinanti e portava la produzione a 15 milioni di tonnellate annue. Non avremmo mai voluto scrivere questo comunicato -diceva Bonelli a Vendola solo un anno fa- ma sentire che l’ex presidente della Regione Puglia definisce la giustizia “malata” e che accusa i giudici di aver commesso un delitto, è un grave atto di delegittimazione della magistratura al pari di quello che fa la destra quando va sotto processo come accaduto con Salvini”.

In quel processo da una parte c’era Bonelli, parte civile per i Verdi, dall’altra imputato insieme a Nichi Vendola anche Nicola Fratoianni, assolto per prescrizione del reato. Oggi accusato e accusatore fanno il partito del cocomero

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