Cronache

"Senza lavoro, ma paghiamo le tasse": il grido d'aiuto degli autonomi

Sono migliaia i professionisti che necessitano di sostegni: le riaperture non consentono un'immediata ripartenza. L'allarme delle associazioni: "Non ci lascino soli"

"Senza lavoro, ma paghiamo le tasse": il grido d'aiuto degli autonomi

Riaperture sì, ma mantenendo i sostegni per le Partite Iva. Perché il ritorno all’attività, in molti casi, non significa la ripresa del fatturato. Anzi: occorrono mesi e mesi. Dagli interpreti nelle conferenze ai lavoratori del settore fieristico. Ma anche chi è occupato nel mondo dello spettacolo e chi svolge il lavoro di guida: sono migliaia i lavoratori autonomi che si trovano a guardare ai prossimi mesi con preoccupazione. Indipendentemente dal ritorno alla normalità.

“La realtà del lavoro autonomo richiede un piano ad ampio respiro e a lungo termine per garantire una vera ripresa. Nonostante le riaperture, il 70% dei nostri associati tornerà a livelli di fatturato pre-covid non prima di fine anno”, dice a IlGiornale.it la presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), Emiliana Alessandrucci. “Ci sono - spiega Alessandrucci - principalmente due motivi: da una parte, la natura stessa di alcune professioni, che necessitano di alcuni mesi per mettere in moto la propria attività. Dall’altra, il problema della fatturazione: in Italia una Partita iva si confronta nella maggior parte dei casi con una situazione per cui se lavori oggi incasserai non prima di 3 o 6 mesi. Ancora una volta”.

Il comparto fieristico

Non si parla certo di comparti marginali. Il deputato del Partito democratico, Gianluca Benamati, ha sollecitato l’esecutivo sul settore fieristico nazionale, presentando un’interrogazione. Si parla di un settore che è composto da circa 500 imprese in Italia e che danno lavoro a 120 mila persone. “Secondo Aefi – Associazione esposizioni e fiere italiane – il settore fieristico nazionale nel 2020 ha perso circa l’80 per cento del fatturato previsto a causa dell'epidemia da Covid-19 in corso, con perdite di circa 800 milioni di euro, il 30 per cento delle quali risultano essere perdite di bilancio secche, senza contare le perdite significative per l'indotto sul territorio che, tra diretto e indiretto, vale 12 miliardi”, riferisce l’atto presentato alla Camera. Il governo Draghi ha programmato la ripartenza del settore e annunciato una riforma del settore. Ma, al di là dei progetti, c’è un problema immediato: una fiera non può essere organizzata in maniera istantanea, richiede una programmazione. “Con tutta la buona volontà è probabile che molti appuntamenti, al di là di alcuni maxi eventi, non riescano a essere organizzati per il 2021”, raccontano a IlGiornale.it. Da qui la richiesta: l’esecutivo deve dare ancora ossigeno a quei lavoratori.

Sono tipologie di lavoro che hanno un indotto significativo, impattando, per esempio, sul settore alberghiero. Fiere e congressi, tutto ciò che è legato agli eventi, favoriscono gli spostamenti, necessitano di pernottamenti in hotel. E ci sono poi figure direttamente coinvolte, come gli interpreti, steward, hostess. “Noi interpreti di conferenza siamo in grave difficoltà, perché a differenza dei lavoratori dipendenti o delle imprese, non godiamo di particolari tutele, ma ci viene richiesto di versare i contributi Inps e pagare le tasse come se il nostro reddito non avesse risentito dell’emergenza”, ha denunciato Assointerpreti, l’associazione di categoria che raccoglie migliaia di professionisti.

Spettacolo senza programmazione

Ma il settore eventi è solo uno degli esempi. Basti pensare ai lavoratori dello spettacolo: si progetto al ritorno anche di concerti e manifestazioni artistiche in pubblico. Il punto resta lo stesso di quello del comparto fieristico: un artista (con l’indotto che porta con sé) deve avere il tempo necessario di organizzare un tour. Perché non è un lavoro che si può mettere in piedi in pochi giorni. Ancora di più in tempi di pandemia, quando sono richieste misure rigorosa per la salute. Ci sono, inoltrr, altre migliaia di Partite iva che non possono guardare al futuro con serenità: si tratta delle guide che lavorano con le scuole. Sono le figure professionali che concordano e organizzano le gite, ma anche visite guidate di un solo giorno. Con la scuola sospesa tra Dad e voglia di ripartire, non è immaginabile programmare la stagione da settembre.

“Alcuni settori non vedranno la luce verosimilmente prima di fine anno”, ribadisce il Colap. Per questo motivo è stato rinnovato l’appello affinché il governo conservi un meccanismo di supporto. Quindi, oltre a pensare al futuro occorre tenere i piedi ben saldi sul presente: il pericolo rimarcato dagli esperti è che chiudano decine di migliaia di Partite iva nel 2021, addirittura più del 2020 quando in tanti hanno provato a resistere. “Quindi sono un bene gli investimenti in politiche attive e formazione presenti nel Pnrr, ma sono interventi di lungo periodo”, viene rimarcato dalle associazioni di categoria. “Abbiamo invece lavoratori - conclude il Colap - che hanno ancora bisogno di aiuto nell’immediato, che magari hanno attinto ai propri risparmi per sopravvivere alla pandemia, che non fatturano da mesi e non riusciranno a farlo in tempi brevi. Riaprire non risolverà per tutti la crisi di liquidità, il vero problema che ci attende.

Occorre intervenire subito”.

Commenti