Il superministro spariglia, li disorienta. E forse bisognava aspettarselo da Roberto Cingolani, titolare della Transizione ecologica. Fisico prestato alla politica, che da anni si muove nella traiettoria dei partiti, senza incontrarli mai direttamente. Parlano per lui le partecipazioni, due, alla Leopolda di Matteo Renzi. Accompagnate da una presenza all'evento Sum di Davide Casaleggio, nel 2018, e da qualche incontro del vecchio pensatoio trasversale di Enrico Letta, Vedrò.
Chi si aspettava un ambientalista con tutti i crismi e i tic della specie è rimasto deluso. Soprattutto il M5s, ma pure certe frange del Pd. Cingolani, ad oggi, non è il portabandiera dell'ecologismo tradizionale. Beppe Grillo lo aveva dipinto come un grillino, i Cinque Stelle lo avevano inserito tra le figurine di governo del Movimento. Lui preferisce fare il pragmatico. Prendiamo le trivelle. L'ex manager di Leonardo ha prorogato i permessi per le trivellazioni relativi a tredici giacimenti sulla costa adriatica. Le discusse trivelle in mare contro cui si sono battuti stellati e pezzi del centrosinistra. Si tratta di una decisione intermedia - la Valutazione di impatto ambientale - nel frattempo continuerà fino alla fine di settembre la moratoria per i nuovi permessi di ricerca. Però il segnale è stato lanciato. Cingolani, a Sky Tg24, si giustifica. «Quelle trivelle erano già lì. C'erano delle autorizzazioni, delle valutazioni di impatto ambientale», dice. «Non posso fare una operazione scorretta, se l'atto amministrativo è finito sono obbligato a mandarlo avanti», prosegue.
Il M5s è in imbarazzo. Da settimane Cingolani viene criticato dai parlamentari e da qualcuno dello stato maggiore. Secondo i grillini sono poche le risorse destinate alla rivoluzione verde nel Pnrr. Pesa di più la riluttanza a incontrare gli esponenti del Movimento. «Non è uno dei nostri», spiegano i Cinque Stelle. Cingolani è giudicato troppo moderato anche da alcuni settori dem.
Lui schiva i cliché ambientalisti. Come quando, in un colloquio con Il Foglio, apre al cosiddetto «mini-nucleare». Nell'intervista pubblicata mercoledì dal quotidiano parla di «mini reattori nucleari a fissione». Secondo il superministro bisogna «prendere in considerazione il mini-nucleare». Cingolani auspica un'analisi costi-benefici e sull'impatto ambientale, «senza nessuna ideologia». Il M5s lo stronca. «Ipotesi di mini-centrali atomiche come quella fatta in un'intervista dal ministro Cingolani non sono in campo e non lo saranno finché c'è il M5s al governo», reagiscono i pentastellati dopo aver letto le dichiarazioni del ministro.
Problemi anche sull'agricoltura. Cingolani non c'entra, ma i Cinque Stelle sono allo scontro con Stefano Patuanelli, ministro grillino delle Politiche agricole. Il litigio va in scena sulla ripartizione dei fondi europei per lo sviluppo rurale. Patuanelli è sotto accusa da parte degli esponenti del Mezzogiorno del suo stesso partito. Perché la nuova modalità di spartizione dei fondi penalizzerebbe le regioni meridionali. Infine la recente polemica sull'agricoltura biodinamica. Che sarebbe equiparata all'agricoltura biologica da un ddl, a prima firma di una senatrice del Pd, approvato giovedì al Senato.
Proteste da parte della senatrice a vita Elena Cattaneo, di certo non ostile al centrosinistra, che giudica la biodinamica come una pratica «esoterica» e «stregonesca», in cui si farebbe largo uso di cornoletame e vesciche di cervo.
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