Dall'Emilia alla Calabria Fi prepara lo sfratto al governo "manettaro"

Berlusconi: "Se vinciamo, Conte a casa. Oppure non siamo più una democrazia"

Dall'Emilia alla Calabria Fi prepara lo sfratto al governo "manettaro"

Dalla via Emilia parte il viaggio del riscatto. Il centrodestra è a un passo da un'affermazione importante. Ne è sicuro Silvio Berlusconi che ne ha parlato ieri nel corso di un'intervista al Tg4. Il turno elettorale in Emilia Romagna e Calabria di domenica 26 gennaio rappresenta un momento delicato. L'eventuale vittoria di Lucia Borgonzoni sarebbe un «fatto straordinario» non soltanto per l'Emilia Romagna. «Il giorno dopo daremmo lo sfratto al governo», spiega il leader di Forza Italia, perché la volontà popolare non può essere più ignorata. E soprattutto si deve mandare a casa, dice, il governo di una coalizione «che ha come unico collante l'occupazione delle poltrone». Anna Maria Bernini mostra lo stesso ottimismo e conferma che anche l'appoggio del popolo delle sardine («smaccatamente di parte») non servirà a far volare Bonaccini nei consensi. E dall'altra parte è lo stesso Berlusconi che si prende la responsabilità di vaticinare per Jole Santelli, già coordinatrice di Forza Italia in Calabria e ora candidata alla guida della regione, un successo senza precedenti. «Come già accaduto con il mio governo tra il 2008 e il 2011 - ricorda Berlusconi - quando abbiamo stabilito dei record arrestando più di 1700 presunti mafiosi, catturando quasi tutti i super latitanti, 32 su 34, eseguendo sequestri e confische per oltre 25 miliardi di euro, ed approvando una legislazione antimafia aggiornata, irrobustita, che è stata da tutti condivisa, continueremo con la Santelli a combattere la 'ndrangheta che è una zavorra pesante per il futuro economico della Calabria».

Dalla crisi libica, al ricordo di Bettino Craxi, dal sistema fiscale alla manovra economica, Berlusconi parla a tutto campo. Con un denominatore comune: quello che si potrebbe fare e che il centrodestra farà una volta che si sia data la possibilità al popolo di votare.

Brucia ancora lo schiaffo della Consulta, che giovedì ha bocciato l'idea del maggioritario (con la richiesta che otto regioni avevano fatto di un referendum abrogativo). Forza Italia stende però il lungo elenco di cose che dovranno cambiare quanto prima, perché la legge elettorale, spiega lo stesso leader, non fa paura e il centrodestra sarà la prossima guida del Paese. Ed è lo stesso Berlusconi a tracciare l'elenco delle prime emergenze. «Bisogna dire basta a questo grande fratello fiscale». Tra l'abolizione della prescrizione e la pressione fiscale - spiega - il governo giallorosso dà forma a uno Stato manettaro contrario al principio liberista e democratico che l'ala moderata della coalizione di centrodestra difende.

La stessa figura del segretario del Psi, morto vent'anni fa ad Hammamet, rappresenta un monito per la deriva giustiziali di questo governo. Una deriva che deve essere quanto prima fermata. A partire dalla correzione della riforma Bonafede che vede l'abolizione dell'istituto della prescrizione senza aver prima messo mano a una riforma seria del sistema della giustizia.

«Sono stato amico di Craxi per tanti anni ed è esattamente il contrario di come lo ha dipinto la stampa prevalente - ricorda Berlusconi -. Insieme ad Alcide De Gasperi fu l'unico uomo politico italiano del dopoguerra a meritare di essere definito uno statista. È stato uno dei pochi leader politici ad avere una visione di lungo periodo».

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