Economia

Dall'Fmi la solita ricetta alla Monti: patrimoniale e taglio delle pensioni

Il Fondo monetario conferma: nel 2020 crescita del Pil allo 0,5%. Bocciato il reddito di cittadinanza: "È solo assistenzialismo"

Dall'Fmi la solita ricetta alla Monti: patrimoniale e taglio delle pensioni

Anno nuovo, solite ricette. Il Fondo monetario internazionale nel rapporto sull'Italia ribadisce quanto già evidenziato nelle passate edizioni: crescita debole, eccesso di deficit e necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro ai patrimoni riducendo contestualmente le risorse stanziate per i pensionamenti anticipati e per quota 100. Anche con l'insediamento alla direzione generale di Kristalina Georgieva al posto di Christine Lagarde, passata alla Bce, la politica dell'organizzazione è rimasta immutata.

La disamina, ovviamente, parte dall'analisi dell'esistente. Nel 2020 si prevede una crescita del Pil dello 0,5%, un deficit/Pil al 2,4% e un rapporto debito/Pil intorno al 135 per cento. Insomma, l'Fmi certifica la sostanziale inutilità della legge di Bilancio. Le stime di crescita economica sono «le più basse dell'Ue» e i redditi reali restano ancora del 7% inferiori al picco pre-crisi nel 2007. L'unico dato positivo che evita all'Italia una bocciatura generalizzata è «l'attuazione delle politiche fiscali migliore del previsto nel 2019». L'aumento del gettito (sulle spalle del debole sistema produttivo) ha scongiurato, quindi, una crisi finanziaria.

Il ministero dell'Economia ha replicato a quella che è una vera sconfessione delle politiche sin qui seguite: Così fonti di Via XX settembre hanno fatto sapere che «il governo conferma l'obiettivo di un deficit del 2020 in linea con le previsioni della Nadef» al 2,2% ed è fiducioso in un risultato finale «migliore delle attese». Una precisazione veicolata senza polemiche, anzi definendo «rassicurante e costruttiva» la valutazione dei tecnici di Washington.

Il vero problema, tuttavia, è il solito elenco di suggerimenti sulle politiche da adottare: un campionario di consigli che il fu governo Monti avrebbe «introiettato» automaticamente, ma che l'Italia si rifiuta di adottare da ormai troppi anni. L'interrogativo, perciò, riguarda la durata della pazienza dell'Fmi, soprattutto in un contesto di incertezza globale . Ecco, dunque, l'elenco. L'Italia può migliorare il suo sistema fiscale «abbassando il cuneo sul lavoro», attualmente intorno al 48% contro la media Ue del 42. Le misure messe in atto dal governo sono «modeste» e incidono dello 0,2-0,3 per cento del Pil nel periodo 2020-21. «Una riduzione più ambiziosa potrebbe costare il 2% del Pil (circa 38 miliardi di euro), che dovrebbe essere compensato da un significativo ampliamento della base imponibile», ossia razionalizzando gli sconti fiscali e le aliquote ridotte Iva, nonché «aggiornando il sistema di tassazione delle proprietà». Insomma, per abbassare il cuneo ci vuole la patrimoniale.

Per quanto riguarda il capitolo pensioni, «è importante preservare l'indicizzazione dell'età di pensionamento con le aspettative di vita legando strettamente gli assegni ai contributi versati durante la vita lavorativa». In pratica, si benedice il ritorno alla Fornero con la chiusura di quota 100 introducendo il ricalcolo contributivo per tutti. Il reddito di cittadinanza, invece, dovrebbe essere modificato evitandone la trasformazione in un assistenzialistico «disincentivo al lavoro». I sindacati, che proprio ora avevano ritrovato il feeling con Palazzo Chigi, sono già sul piede di guerra.

Forza Italia ha interpretato il report come una bocciatura totale.

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