Dall'urna di Piazza Affari esce il partito del rialzo

Milano, la migliore in Europa, guadagna l'1,8%. Lo spread torna sotto il livelli pre-elettorali

Dall'urna di Piazza Affari esce il partito del rialzo

«Wait and see». Dicono così, ma poi non è che siano tutti lì a fare i temporeggiatori per vedere che succede dopo il voto in Italia. Qui c'è qualcuno che, a urne ancora calde, non solo non si rivolge verso Piazza Affari imitando il dito medio di Cattelan, ma compra. Altrimenti non si spiegherebbe lo score di ieri, un robusto +1,75 che ha fatto della nostra Borsa la migliore in Europa dopo il risultato sostanzialmente neutro di lunedì (-0,46%). Insomma: nessuno squillo di rivolta, mentre lo spread Btp-Bund ha suonato la ritirata a quota 133, un valore inferiore a quello pre-elettorale.

È vero: ieri il mercato italiano ha beneficiato di alcuni ingredienti rialzisti come la sordina messa da Trump ai toni protezionistici e l'inaspettata apertura della Corea del Nord all'abbandono del suo programma nucleare. Due fattori favorevoli, peraltro, anche all'euro che si è riportato sopra 1,24 dollari. Ma il risultato della Borsa, corroborato dal recupero di un titolo come Mediaset (+3,6%) sensibile agli umori della politica e dagli strappi verso l'alto di Telecom e Fca, è anche la diretta conseguenza del venir meno del forte elemento di preoccupazione che veniva espresso dagli investitori prima dell'appuntamento elettorale: l'affermazione di un partito così euro-scettico da essere pronto al «bye-bye euro». Le parole pronunciate da Matteo Salvini lunedì scorso sull'argomento hanno stemperato i timori, anche se durante i comizi nè Lega, nè Cinque stelle avevano mai tirato fuori la carta della rottamazione della moneta unica. In ogni caso, per i mercati, non sarebbe auspicabile un'eventuale coabitazione a Palazzo Chigi tra il movimento guidato da Luigi Di Maio e il Carroccio nel format non più padano. L'alleanza è vista come deleteria per i conti malmessi dell'Italia: il reddito di cittadinanza e l'abolizione della legge Fornero sono infatti considerati un mix esplosivo per il nostro debito.

Fitch vede anche altri pericoli: i risultati delle elezioni italiane «rendono difficile la formazione di un governo stabile - ha spiegato ieri l'agenzia di rating - , aumentano la probabilità di un allentamento fiscale e indeboliscono ulteriormente le prospettive di riforme economiche strutturali». L'esito del voto ha però chiarito, una volta per tutte, che gli italiani sono stanchi di politiche fatte col bilancino dell'austerity, dall'alto impatto su sviluppo economico, occupazione e prospettive, e di subalternità nei confronti di un'Europa a trazione tedesca. Un rifiuto reso plasticamente evidente dall'affermazione dei Cinque stelle al Sud, dove in alcune aree la situazione non è molto diversa da quella - tragica - della Grecia.

La situazione è per ora fluida, e bisognerà aspettare

ancora qualche settimana. Solo quando entreranno nel vivo i negoziati per eleggere i presidenti di Camera e Senato, e si capirà probabilmente quale maggioranza governerà, si potrà davvero misurare la reazione del mercato.

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