Danni, incendi e piani di rivolte Caos nella Guantanamo italiana
25 Giugno 2018 - 08:40Il penitenziario di Sassari custodisce 30 super terroristi islamici. Ormai diventati un problema di ordine pubblico
Fu quando un detenuto della sezione «Alta Sicurezza 2» si portò l'indice destro alla gola e fece il gesto di reciderla, guardando fisso negli occhi un agente, che divenne chiaro che nel carcere di Bancali, a Sassari, quello che avevano preconizzato i Servizi segreti e gli 007 del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria stava già accadendo. I jihadisti della struttura penitenziaria sarda sono diventati un problema di ordine pubblico nella piccola monarchia che regola la vita dietro le sbarre. Sono circa una trentina, i terroristi «AS2», e vivono più reclusi dei reclusi: non possono pregare assieme e non hanno modo di fare socialità con i detenuti comuni, musulmani o meno che siano. «C'è da evitare il virus del proselitismo che è molto più forte con chi è in una situazione di debolezza psicologica», dice un investigatore al Giornale.
Appena qualche giorno fa, un sospetto jihadista (a Bancali e a Rossano Calabro sono destinati quasi tutti gli indagati e i condannati per fatti di terrorismo di matrice islamica avvenuti in Italia) ha cercato di distruggere gli interni della cella, e solo per mancanza di tempo non è stato in grado di completare l'opera. Il vandalismo è la forma di aggressione più comune in situazioni del genere: non potendo sgozzare le persone, sgozzano le cose. Porte divelte e materassi smembrati sono danni collaterali quasi calcolati, da queste parti. Ci sono stati anche due tentativi di incendi domati dall'arrivo degli agenti, e qualcuno giura che ogni tanto risuonino inni di guerra santa lungo i corridoi. Il rischio Isis nelle carceri è ben noto all'intelligence e al Dipartimento, e non solo per il caso di Bancali. Alcuni terroristi sono stati intercettati, con i microspie nelle celle, mentre discutono di rivolte da organizzare e di lame da affilare per accoltellare gli uomini in divisa. Le conversazioni sono state trascritte in diverse informative.
Gli unici ad aver intuito il potenziale esplosivo di Bancali sono i sindacati di categoria che tempestano di segnalazioni il ministero della Giustizia. Una delle ultime riguarda un imam che ha sfondato a mani nude l'area di pernottamento.
«Il Dipartimento deve andare ad integrare quanto prima le figure di comando iniziando da commissari con provata esperienza - denuncia il delegato nazionale Sappe Antonio Cannas -. Ci sono tre ispettori e appena sei sovrintendenti, peraltro tutti i giorni impiegati nelle videoconferenze dei detenuti a regime del 41bis». Il risultato è che l'intero istituto è lasciato alla responsabilità degli assistenti capo. C'è poi un'altra grana che concorre a rendere tutto meno fluido nella gestione delle criticità. È ancora Cannas a parlare: «Serve un direttore che si occupi solamente di Bancali e non, come avviene adesso, pure della complessa casa circondariale di Nuoro».
La guerra al terrorismo non può essere part-time.
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