E alla fine la circolare della discordia scompare, o quasi. Il Dap fa (tardiva) marcia indietro e congela il discusso documento grazie al quale centinaia di detenuti, alcuni dei quali boss al 41 bis, erano usciti dalle carceri «grazie» all'epidemia di Covid-19, finendo in mancanza di strutture idonee o comunque di segnalazioni in tal senso da parte del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ai domiciliari. Ora però, sull'onda delle polemiche scatenate dalle scarcerazioni e anche grazie alla fine dell'emergenza sanitaria, su quella circolare il ministero fa un passo indietro. Lo fa con un provvedimento che porta la data di martedì scorso e la firma del nuovo capo del Dap, Bernardo Petralia, subentrato a Francesco Basentini, costretto alle dimissioni proprio dal caos seguito alla circolare del 21 marzo. Ormai, con soli 66 detenuti positivi al Coronavirus su una popolazione carceraria di 53mila persone, quella tutela non è più necessaria, e dunque il provvedimento può essere sospeso. Anche se, per dirla tra gli altri con la presidente di Fdi Giorgia Meloni, quella «oscena circolare» non andava sospesa ma «annullata».
Di certo lo stop al provvedimento arriva con un tempismo perfetto. Ossia proprio mentre quella circolare è al centro di approfondimenti da parte della commissione Antimafia. Proprio oggi, tra l'altro, la commissione dovrebbe ascoltare il consigliere del Csm Nino Di Matteo, in relazione alla polemica tra il magistrato e il Guardasigilli, che dopo avergli offerto la direzione del Dap, nel giro di poche ore cambiò idea, spiegandogli, nel successivo incontro, di aver già assegnato l'incarico a Basentini. Un'audizione che potrebbe riservare nuovi grattacapi per Alfonso Bonafede, e che visto il tema sul tavolo dovrebbe affrontare, appunto, anche il tema dell'opportunità di quel provvedimento così controverso. Ieri invece l'ex direttore detenuti del Dap, Giulio Romano, dimessosi qualche settimana fa ufficialmente per «motivi personali», ha spiegato in audizione all'Antimafia di aver fatto quel passo indietro per il «clamore sulle scarcerazioni», aggiungendo che la circolare «incriminata» aveva avuto non soltanto l'assenso dell'ex numero uno del Dap, Basentini, ma anche dello stesso Bonafede. Proprio Romeo, esaminando il caso del boss dei Casalesi Pasquale Zagaria, tuttora ai domiciliari in provincia di Brescia dopo essere stato scarcerato grazie a quel documento dell'Amministrazione penitenziaria, ha parlato di «un grave errore del mio ufficio».
Duro, nella sua audizione di ieri, anche Sebastiano Ardita, presidente della I commissione del Csm e già al Dap, che ha bollato la circolare che ha aperto le porte del carcere a «250 mafiosi», come «un atto d'impulso che non doveva essere fatto», arrivato in seguito alla mancanza di un piano dell'amministrazione carceraria per affrontare la pandemia. Insomma, «un fatto senza precedenti», ha concluso Ardita, che spinge a domandarsi «se le carceri sono ancora sotto il controllo dello Stato».
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