Qui non si dirà che ieri è finito il campionato. Qui non si parla del Parma e del suo triste destino. Qui oggi si parla di Antonio Candreva e dell'esultanza che l'ha costretto a chiedere il cambio per infortunio. Il giocatore della Lazio ha segnato un gol fantastico, il gol del 2-1 contro il Palermo, poi è corso sotto la curva come un ossesso, per la foga è scivolato e ha sbattuto contro la rete di recinzione d'acciaio dello stadio. Poi è tornato in campo e ha chiesto di uscire: troppo dolore per la botta.
Non è stata un'esultanza buffa, come hanno detto in molti. È stata demenziale, come demenziale è stata quella di Bonucci in Juventus-Milan di qualche settimana fa: ha scavalcato i pannelli pubblicitari ed è caduto, di testa, in giù. Ieri l'ha imitato Bonaventura dopo il suo gol in Milan-Cesena.
Ci troviamo spesso a criticare la regola internazionale che prevede l'ammonizione del giocatore in caso di esultanza eccessiva o se si toglie la maglia. Candreva, Bonucci e Bonaventura nel loro essere eccessivi hanno rischiato di farsi male e quindi di creare un danno a se stessi e alla propria squadra. Non vanno ammoniti, vanno multati dal club: un giocatore esperto, non giovane, abituato a segnare (o comunque a giocare ad alto livello) non può giustificarsi con la foga, l'entusiasmo, la felicità.
Se ti fai male e metti a rischio qualche giornata di campionato, o pure di più, per un'esultanza non sei solo infantile, sei un pericolo per te stesso e per i compagni. L'ammonizione è una medaglia, la multa invece non è una punizione: è un risarcimento preventivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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