Coronavirus

De Donno e il perché del no al plasma

Dalla terapia pochi anticorpi. I No Vax non ne facciano un'icona

De Donno e il perché del no al plasma

La faciloneria con cui i social e le schiere più politicizzate dei free vax trattano le notizie non solo travisa la realtà. Ma non conosce delicatezza. Accade così anche sul caso di Giuseppe De Donno, il medico morto suicida qualche giorno fa all'età di 54 anni. E subito trasformato dalla piazza free vax in un'icona di cui servirsi per protestare contro big pharma e vaccini. «Fu boicottato dal sistema della case farmaceutiche» sostengono i no green pass cristallizzando una fake news ed eleggendola a verità. «Aveva la cura anti Covid e lo hanno azzittito» sostiene qualche facinoroso. Frasi pericolose, che fanno male alla famiglia del medico e che dovrebbero ferire tutti i sostenitori della verità. Perché i fatti sono andati in un altro modo ed è piuttosto gretto associare il suicidio di un uomo alla vicenda della sua ricerca sulla cura anti Covid. Cura che purtroppo non si è rivelata tale.

De Donno, assieme al primario Immunoematologia e Trasfusionale dell'ospedale Poma Massimo Franchini, aveva verificato che su alcuni pazienti ricoverati nel suo ospedale la terapia a base di plasma dei guariti si rivelava efficace. E in effetti funzionava. Anzi, nei mesi più grigi del 2020, in piena prima ondata, era l'unica arma che avevamo in mano per sperare di venir fuori dall'incubo. In tanti ci avevano creduto, tuttavia i limiti della terapia si sono presto fatti sentire. Aifa e Iss hanno avviato uno studio (chiamato Tsunami) su 27 centri clinici e 487 pazienti a vari stadi di gravità della malattia. Purtroppo «non è stata osservata una differenza significativa tra il gruppo di pazienti trattato con plasma e il gruppo curato con la terapia standard». Anzi, l'11% dei pazienti intubati e trattati con plasma moriva dopo una settimana dall'iniezione.

La terapia del plasma non si è per altro rivelata applicabile su larga scala: mancavano i volontari guariti per donare il sangue (ammetteva lo stesso De Donno) e non sempre il loro sangue conteneva il numero adeguato di anticorpi per essere efficace. Per di più il plasma portava a qualche risultato sono in una ristretta categoria di pazienti, non in tutti. Nonostante tutti questi limiti, le trasfusioni vennero autorizzate nell'agosto dello scorso anno «come terapia emergenziale» poiché non esistevano conseguenze negative.

Il boicottaggio e la censura di De Donno sono tutte fake. L'unica verità è che, a differenza dei vaccini, il plasma è una forma di immunizzazione passiva che non fornisce al malato la possibilità di sviluppare autonomamente anticorpi neutralizzanti contro il virus.

Solo per questo è stato accantonato.

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