Coronavirus

De Luca a capo della fronda "Pressioni sulla decisione". Ma non ci saranno patentini

Rossi (Toscana) scettico: non sono convinto, mi adeguo. In Sardegna nessun obbligo per i turisti, test facoltativi

De Luca a capo della fronda "Pressioni sulla decisione". Ma non ci saranno patentini

I virologi si fanno da parte, la Fase 3 spetta alla politica. Che si schiera lungo i confini delle Regioni, anziché lungo gli assi tradizionali delle coalizioni. Il governo ha un vantaggio: per dare il via libera alla riapertura della circolazione su base nazionale è sufficiente lasciar arrivare alla sua naturale scadenza, il 3 giugno, l'ultimo Dpcm di Conte.

Il pressing delle Regioni però continua. In prima fila contro la riapertura dei confini ora c'è Vincenzo De Luca, che non cita esplicitamente la Lombardia, ma usa riferimenti evidenti che riecheggiano vecchi sospetti anti-lombardi: «Si ha la sensazione che per l'ennesima volta si prendono decisioni non sulla base di criteri semplici e oggettivi ma sulla base di spinte e pressioni di varia natura». Il presidente della Campania, assicurando che per la sua Regione sarebbe stato lui a chiedere l'isolamento, se avesse avuto tanti contagi, butta anche lì una proposta furbetta: «Si poteva decidere semplicemente - togliendo i nomi delle regioni - che i territori nei quali nell'ultimo mese c'era stato un livello di contagi giornalieri superiore a un numero prefissato (200 - 250 - 300.) fossero sottoposti a limitazioni nella mobilità per un altro breve periodo». De Luca insomma suggerisce un metodo obliquo e con un tetto arbitrario per colpire la Lombardia senza citarla. Con lui c'è anche il governatore toscano Enrico Rossi punta il dito esplicitamente contro la Lombardia e si dice «non convinto» della riapertura per tutti, «ma mi adeguo».

Sul fronte contrario tutti i governatori del Nord, senza distinzione di colore politico. Stefano Bonaccini, che un'Emilia Romagna non certo risparmiata dall'epidemia, chiede una data unica per la riapertura di tutti i confini interni. E oltre al ligure Giovanni Toti anche Alberto Cirio, presidente del Piemonte, conferma di guardare alla data indicata: «Noi abbiamo sempre confidato nella data del 3 giugno- Tutte e tre le pagelle del ministero ci hanno confermato che i nostri numeri sono pienamente in regola». Cirio si mostra comprensivo riguardo ai timori dei colleghi di alcune regioni del Sud, ma boccia il certificato di negatività ipotizzato da Sardegna e Sicilia: «Non credo che sia una scelta giusta, né praticabile. Posso comprendere che ci sia un desiderio di tutela, anche legittimo, da parte di alcuni governatori ma nello stesso tempo, da sempre, il turismo si basa sulla reciprocità, cioè proprio la possibilità di un interscambio». Tra i governatori del Sud con la Lombardia anche la calabrese Jole Santelli e il molisano Donato Toma. Mentre Michele Emiliano sceglie una via di mezzo: «È arrivato il momento di riaprire il Paese a condizioni di normalità e la condizione di normalità fondamentale è la libertà di circolazione. Quello che si può fare è, per esempio, -aggiunge- chiedere a coloro che vengono di segnalare la loro presenza e di tenere memoria dei contatti che hanno con la popolazione locale o con altre persone».

E controlli su base volontaria, non certo certificazioni o patenti obbligatorie, potrebbero essere l'unica concessione a posizione come quelle della Sardegna. Christian Solinas ieri ha spento i microfoni, ma da Cagliari la proposta sul tavolo della Conferenza delle Regioni del 3 giugno sarà questa: liberalizzare i test sierologici in tutta Italia (per ora lo hanno fatto solo alcune Regioni) in modo da favorire controlli spontanei da parte dei turisti.

Meglio, dice Jole Santelli, se fatti prima di partire.

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