De Luca, da "chiudo tutto" a "tutto aperto"

Il governatore rinuncia alla linea dura dopo la guerriglia di Napoli

De Luca, da "chiudo tutto" a "tutto aperto"

Dal «chiudo tutto» al «riapriamo tutto»: il voltafaccia arriva nel giro di una notte. Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca non ne becca più una. Annunci e passi indietro stanno gettando nel caos i campani.

La vittoria bulgara alle ultime elezioni regionali in Campania avrà fatto perdere un po' di lucidità allo sceriffo salernitano. Capace di cambiare posizione in meno di 24 ore in merito allo stop alle attività dopo l'aumento del numero dei contagiati. Sa quasi di ritorsione (in seguito alle proteste in strada) la retromarcia di De Luca sulla chiusura dei locali.

Il governatore De Luca va in diretta e dai suoi tradizionali canali social avvisa il popolo campano: «Nel giro di qualche ore chiederò al governo Conte un lockdown. In ogni caso, la Campania si muoverà in tale direzione: stop a tutte le attività».

Per De Luca «le mezze misure non servono più». Bisogna calare le serrande. La Campania deve chiudere tutto. Gli ospedali campani non sono più in grado di reggere il ritorno della pandemia. Questa pare sia stata la vera motivazione che ha spinto il governatore De Luca a chiedere il lockdown. L'annuncio provoca la dura reazione di cittadini e commercianti. La gente scende in strada per manifestare contro le possibili misure draconiane di De Luca.

Dopo una notte di guerriglia, De Luca ingrana la retromarcia: non si chiude. O meglio non ci sarà alcun lockdown fino a quando il governo nazionale non garantirà un piano di aiuti economici per le varie categorie colpite dall'emergenza covid. Ma dopo qualche ora arriva il colpo di scena: alla linea del rigore, De Luca contrappone quella morbida.

L'esecutivo vara nuove restrizioni. Il premier Giuseppe Conte predispone un Dpcm con norme più stringenti: lo stop delle attività per bar e ristoranti a partire dalle ore 18. E De Luca, che fino a qualche ora prima invocava il lockdown, si ribella. No, non se ne parla: bar e ristoranti devono restare aperti fino alle 23. Ritorsione? Vendetta? O l'ennesima giravolta dello sceriffo salernitano?

«In assenza di chiusure complessive è inutile penalizzare intere categorie», si giustifica il governatore della Campania. Insomma, una richiesta in totale controtendenza con il lockdown nazionale richiesto neanche 24 ore prima. Ma De Luca si differenzia, rispetto alle decisioni del governo Conte, anche su un altro punto: la didattica a distanza a suo avviso deve rimanere al cento per cento, con l'eccezione dei soli asili. E dunque tutte le giravolte di De Luca stanno generando caos e confusione in Campania.

Permane ancora il divieto di circolazione da una provincia all'altra. Mentre il Dpcm di Conte non impone alcun divieto di mobilità.

Tradotto: un campano può andare in Calabria o Puglia ma non può spostarsi da Napoli ad Avellino (all'interno della stessa Regione). Follia pura. E iniziano a circolare i primi malumori nell'entourage del governatore: «Non si consulta con gli esperiti, decide tutto in totale autonomia».

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