RomaC'è qualcosa di simbolico nell'errore «inescusabile» di Luigi De Magistris, commesso quando «Giggino 'a manetta» indossava la toga a Catanzaro, e che ora toccherà allo Stato pagare. De Magistris era già stato «vittima» di una nemesi quando a settembre dell'anno scorso, condannato per abuso d'ufficio per l'inchiesta Why Not, aveva reagito come uno dei suoi imputati ai tempi in cui era pm, strillando contro il «gravissimo e inaccettabile errore giudiziario» e rifiutando ogni ipotesi di dimissioni.
Oggi, all'indomani della riforma della responsabilità civile dei magistrati, proprio un errore giudiziario «inescusabile» dell'ex pm divenuto sindaco di Napoli chiude forse definitivamente l'epoca della vecchia Legge Vassalli. Con un risarcimento di 26mila euro che lo Stato dovrà sborsare al magistrato di Cassazione Paolo Antonio Bruno, indagato per associazione mafiosa e perquisito a novembre del 2004 nell'ambito di un'inchiesta della procura di Catanzaro. A «puntare» Bruno fu proprio De Magistris, con il procuratore capo Mariano Lombardi (nel frattempo deceduto) e l'aggiunto Mario Spagnuolo. «Dire che sono indignato è certamente riduttivo. Non ho idea di cosa mi si contesta ed in che cosa dovrei ritenermi coinvolto. Resto ovviamente incredulo e, comunque, assolutamente sereno», commentò all'epoca il magistrato di Cassazione, tirato nelle indagini dall'ex pm per accuse poi archiviate dal gup di Roma in quanto mancava «qualsiasi elemento, sia pure di mero sospetto, idoneo a sorreggere l'accusa». E Bruno, seppure dopo 10 anni e tre mesi, ha avuto ragione della sua serenità e s'è visto riconoscere il risarcimento dal tribunale civile di Salerno. Uno dei pochi fortunati. Su oltre quattrocento ricorsi di presunte vittime di errori giudiziari, in 27 anni i riconoscimenti di un risarcimento per dolo o colpa grave delle toghe con la Legge Vassalli sono stati meno di una decina.
E De Magistris? Probabilmente «Giggino» ha avuto fortuna proprio grazie ai tempi lunghi della giustizia. Con la riforma, infatti, lo Stato dovrà rivalersi sul magistrato responsabile del danno subito dal ricorrente, prelevandogli in busta paga fino a metà stipendio. Con le vecchie norme, invece, è blindato. Lui però s'è arrabbiato lo stesso. Lamentando lo «strumentale collegamento» tra «una vicenda di 12 anni fa e una legge approvata nel 2015». E rivendicando tutto di quell'«inchiesta particolarmente delicata» e «doverosa», nonostante le successive raffiche di assoluzioni. Pure - implicitamente - l'aver indagato «senza elementi» il collega di Cassazione. Perché il fu pm ammette, bontà sua, che chi ritiene «di aver subito comunque un danno da una vicenda giudiziaria» possa chiedere una riparazione del danno.
Ma aggiunge che «questo non vuol dire assolutamente che ci sia stata una responsabilità da parte del magistrato titolare dell'indagine preliminare». In sintesi «nulla mi è addebitabile» e «nulla può essermi attribuito», ammonisce De Magistris. Tanto paga lo Stato. Almeno fino a oggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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