Trovato un coltello nell'auto del killer di Prati. Il rinvenimento all'interno della sua Toyota IQ rossa, trovata ieri in un deposito giudiziario: da stabilire se è l'arma dei delitti. De Pau voleva fuggire. «Mi ha chiesto di accompagnarlo alla stazione Tiburtina. Ma non ce l'ho portato» ripete l'escort cubana mentre ricostruisce la notte folle passata con il killer delle prostitute.
Con questa auto l'uomo sarebbe andato prima dalla due asiatiche in via Augusto Riboty, poi dalla colombiana in via Durazzo secondo gli inquirenti che, dopo un vertice in Procura, invertono la cronologia dei tre delitti. Ma con l'utilitaria De Pau ha un incidente ed è costretto a procurarsi un'altra macchina. Prende a noleggio una Toyota Yaris e con questa, dopo aver girato ore senza meta («Ricordo solo di essermi trovato davanti all'Hilton» dice durante l'interrogatorio in questura) arriva in via Milazzo, al B&B dove vive l'amica cubana. Qui la ritrovano i carabinieri, dopo la segnalazione di un'auto sospetta, e la consegnano alla squadra mobile.
In tutte e due le macchine tracce di sangue sul volante e sui sedili, ora in laboratorio per le analisi. De Pau è ancora sotto l'effetto di cocaina, l'ha assunta la sera prima della mattanza, mercoledì, continua a prenderla la notte fra giovedì e venerdì con la cubana. Pensa solo a fuggire ma è imbrattato di sangue e senza soldi. Non ha nemmeno il telefono cellulare, lasciato a terra in via Riboty. Con quello della cubana chiama a casa dei suoi, a Ottavia. Risponde la sorella Francesca. «Mi parlava sconvolto, farfugliava di sangue e coltelli. E mi ha detto pure: Prepara soldi e vestiti, passerà una mia amica a prenderli». La donna è spaventata, teme che il fratello, borderline e tossicodipendente, si sia messo in un guaio più grande di lui. La madre, poi, ha subìto un infarto mesi prima e teme per la sua salute. È venerdì, la donna ancora non sa che gli stanno dando la caccia da 24 ore. Chiama in caserma, vuole parlare con i carabinieri. I militari l'hanno appena riconosciuto dai frame in mano ai colleghi di san Vitale, quelli registrati in via Riboty e in via Durazzo, e passano la segnalazione alla squadra mobile.
Francesca ripete tutto agli uomini della omicidi che stanno sequestrando la Yaris davanti l'alloggio della cubana. L'escort è fuori, portano in questura il fratello mentre cercano di calmare la De Pau. Scatta la trappola: la sorella richiama e convince Giandavide a tornare a casa. Il killer è ancora sotto l'effetto della droga, non riesce a guidare e dalla stazione Termini prende un taxi fino a Roma Nord. Quando arriva in via Cesare Lombroso, sopra Primavalle, sono ormai le 4 del mattino di sabato. Si toglie i vestiti ancora sporchi di sangue e si accascia su una poltrona. Non dorme e non mangia da due giorni e crolla. Lo sveglieranno gli agenti due ore dopo per portarlo, in manette, davanti al magistrato.
In attesa dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip e degli esami autoptici, proseguono le indagini per dare un nome alle prime vittime, una parzialmente identificata. Dal carcere l'uomo sostiene ancora con fermezza di aver ucciso «le due cinesi» ma non Martha Castano Torres, la 65enne colombiana.
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