«Il decreto, se resta così com'è, rischia di distruggere l'intero settore turistico italiano». Franco Gattinoni, presidente dell'omonimo gruppo e vicepresidente di Fto (Federazione dei tour operator) boccia sotto tutti i punti di vista il dl Cura Italia perché non tiene conto delle esigenze del comparto.
Presidente Gattinoni, è già quantificabile l'impatto della crisi? Si perderanno i 7,4 miliardi stimati da Confturismo?
«In termini assoluti non lo possiamo sapere perché il nostro settore è entrato in crisi prima e ne uscirà dopo. Noi perderemo quattro mesi di fatturato perché il calo è iniziato a metà febbraio e abbiamo stimato che non ne verremo fuori prima di giugno».
Per grandi gruppi come il vostro il rinvio dei versamenti previdenziali è stato prorogato di soli 4 giorni.
«Entro domani dobbiamo pagare i contributi ai nostri 500 dipendenti perché abbiamo pagato gli stipendi. È una presa in giro, non è una cosa seria. Per assurdo, se non avessimo pagato i dipendenti, non avremmo dovuto pagare i contributi. È scandaloso, con che soldi li paghiamo visto che non stiamo lavorando?».
I posti a rischio sono centinaia di migliaia.
«Il trasporto aereo è azzerato. Il turismo classico non si riprenderà prima di metà giugno. Per quanto riguarda convention, eventi e meeting, sono tutti cancellati da marzo a giugno. Abbiamo perso sei mesi perché si ricomincerà a settembre. Dal decreto ci aspettavamo qualcosa di più concreto che invece non abbiamo visto. Ci vuole qualche altro intervento, altrimenti si rischia di distruggere il settore del turismo in Italia».
E il rinvio dei versamenti tributari al 31 maggio?
«Come facciamo ad anticipare il 90% di quello che abbiamo guadagnato l'anno scorso se non abbiamo guadagnato nulla? Non è accettabile, non si può distruggere l'economia turistica italiana»
Il credito d'imposta al 60% sugli affitti impone comunque che siano pagati.
«Vale per gli alberghi che si svuotano. Noi, invece, abbiamo contratti per l'acquisto delle camere che dobbiamo onorare. Le aziende del settore, in questo momento, avrebbero bisogno di una misura-ponte straordinaria che le sostenga per 3-4 mesi».
Che tipo di intervento preferirebbe?
«Servirebbe un sostegno quantificabile, concreto, un aiuto serio. La cassa integrazione va bene, ma è un mese e mezzo che paghiamo i dipendenti senza un euro di utile. Con che cosa li paghiamo? Poi, bisognerà introdurre una norma che preveda di pagare gli anticipi di imposta su quello che guadagniamo quest'anno e non sull'anno scorso»
Prevede di licenziare?
«Non vorremmo licenziare nessun dipendente. Ho fondato l'azienda da solo e ho assunto negli anni 500 dipendenti. Abbiamo superato tutti i momenti di crisi come durante la Guerra del Golfo senza ricorrere agli ammortizzatori sociali. Ma il governo deve capire che se vuole salvare il settore del turismo serve un ponte di 3-4 mesi per tirare avanti e poi camminiamo sulle nostre gambe. È la nostra prima industria, va difesa, ma non abbiamo nemmeno un ministro e i risultati si vedono».
Inoltre vi siete dati da fare per il rientro degli italiani bloccati all'estero.
«In questo mese abbiamo lavorato solo
per riportare i turisti italiani a casa anche ricorrendo a voli di linea. Abbiamo pure aiutato coloro che non erano nostri clienti quando le compagnie aeree e le Farnesina li avevamo abbandonati. Per spirito di servizio».
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