La Commissione europea, la Bce, il Fondo monetario europeo e, sottotraccia, anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Le pressioni per cambiare direzione alla politica economica del governo si fanno sempre più forti. Arrivano da direzioni diverse ma tutte si concentrano su alcune misure. Flat tax, da evitare, aumento Iva praticamente inevitabile.
Il più bonario dei commenti di ieri al Def è arrivato dal commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici. «La situazione dell'Italia, riguardo deficit e debito, pesa sui conti dell'Eurozona», ha avvertito l'esponente dell'esecutivo europeo. Moscovici segnala il rischio contagio dei conti italiani su tutta l'area Euro, ma nel dettaglio delle cifre contenute nel documento è meno drastico di tanti colleghi nord europei. Prima ha lodato l'operazione verità del ministro Tria («un bene che abbiamo le stesse stime»), poi ha spiegato che l'accordo di dicembre tra il governo italiano e l'Europa va rispettato. «Specialmente sul deficit strutturale e non solo nominale». Il saldo strutturale (quindi esclusi gli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum) è uno dei pochi indicatori del Def in linea con gli impegni del passato. Anche ieri Tria ha assicurato che gli accordi con Bruxelles saranno rispettati e che «supereremo l'esame anche questa volta».
Tutto dipende dagli alleati di governo, che si muoveranno dentro la gabbia del documento approvato dal governo martedì, ma che hanno idee molto precise sulla direzione che dovrà prendere la prossima legge di Bilancio. In primo luogo flat tax, che ieri è stata indirettamente presa di mira dal Fondo monetario internazionale. Paul Thomsen, direttore del dipartimento europeo del Fondo ha detto di avere «forti riserve su alcune delle riforme fiscali ipotizzate ». Quindi sulla flat tax.
Un appello generico nella ricetta, ma chiarissimo sull'obiettivo (l'Italia) è arrivato dal presidente della Bce Mario Draghi. Per «sfruttare appieno» i benefici della politica monetaria della Bce la politica deve contribuire «in modo più deciso ad aumentare il potenziale di crescita». Soprattutto «i Paesi in cui il debito pubblico è elevato devono continuare a ricostituire le riserve di bilancio. Tutti i Paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per raggiungere una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita». Quindi niente politiche in deficit, come vorrebbero fare M5s e Lega. Magari imponendole al ministro Tria con la risoluzione di maggioranza che accompagna l'approvazione del Def in Parlamento.
Il ministro dell'Economia non sembra in vena di indietreggiare. Ieri rispondendo a una domanda specifica sull'Iva a margine degli incontri primaverili del Fmi, durante i quali ha incontrato il segretario del Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha spiegato che «non è detto» che il governo aumenti l'Iva. «Bisogna vedere quali provvedimenti prenderemo dal lato delle uscite e delle entrate».
Confermata, insomma, la linea tenuta durante la preparazione del Def. Se la maggioranza, in particolare i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, vorranno adottare provvedimenti di spesa, si dovrà aumentare l'Iva.
Le risorse non ci sono.
Anche per questo, ha osservato Renato Brunetta di Forza Italia, «è molto probabile che, subito dopo le elezioni europee, la Lega decida di andare all'incasso e togliere la fiducia al governo, per evitare di dover affrontare da protagonista una manovra finanziaria dalla quale non ha nient'altro che da perdere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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