La delusione del Cav: Matteo vende fumo riforme solo grazie a me

Berlusconi commenta la conferenza stampa di Renzi. E avverte: sì all'Italicum ma niente voto prima del 2016

La delusione del Cav: Matteo vende fumo riforme solo grazie a me

Roma - Berlusconi è deluso da Renzi. Anche l'ultima conferenza stampa prima della fine dell'anno conferma il giudizio del Cavaliere: pollice verso. Il premier parla bene, è un brillante comunicatore, ma vende fumo. Nessuna delle riforme annunciate in pompa magna da Renzi ha tagliato il traguardo e delle tante promesse fatte agli italiani soltanto quella degli 80 euro è andata in porto. Briciole. Per di più col trucco perché per riuscire a dare una mancetta ad alcuni - inutile per far ripartire i consumi - ha aumentato le tasse. Niente sulla giustizia; niente rivoluzione fiscale; niente sulla scuola che doveva essere la sua priorità; la riforma della pubblica amministrazione è diventata la «riforma della Madia», segno che neppure il premier se la sente di metterci il cappello sopra; pochissimo sul Jobs Act che, lungi dal rivoluzionare il mercato del lavoro, non avrà alcun effetto sulla drammatica situazione dei disoccupati.

Seppur ufficialmente l'ex premier non voglia commentare alcunché dell'ennesimo show di Renzi, Berlusconi è convinto che il premier abbia dimostrato di non avere i numeri per governare. E cara grazia che, per senso di responsabilità, il Cavaliere è sì all'opposizione ma un'opposizione soft . Tante volte, in questi dieci mesi, Berlusconi avrebbe potuto mandare sotto il governo o non garantire il numero legale mettendo il premier nei guai. Cosa non accaduta perché il Cavaliere tiene al patto del Nazareno e vuole portare a casa sia le riforme sia la nuova legge elettorale. Anzi, proprio le riforme costituzionali e l'Italicum saranno i soli provvedimenti che Renzi riuscirà a incassare. «Ma solo grazie a me», è il pensiero di Berlusconi.

Renzi lo sa bene ed è per questo che ha tributato al Cavaliere una carezza niente male dicendo che «non può esistere Forza Italia senza Berlusconi». Un elogio che dimostra quanto il premier abbia bisogno del leader degli azzurri. Ha fretta, il presidente del Consiglio. Vuole incassare legge elettorale e nuovo Senato prima che Napolitano lasci perché poi il Parlamento si bloccherà per l'elezione del Colle e Renzi non può rischiare di arrivare a febbraio-marzo a mani vuote. Marzo è il mese cerchiato in rosso: sarà allora che la Commissione europea ufficialmente promuoverà o boccerà i nostri conti pubblici. E Renzi vuole arrivare a quell'appuntamento mostrando di aver fatto «i compiti a casa» sul fronte della fine del bicameralismo perfetto. Se così non fosse, per l'Italia sarebbero guai.

Ma Berlusconi sarà responsabile e garantisce il suo appoggio anche se non gratis. Vorrebbe inserire nell'Italicum quella clausola di salvaguardia per cui le elezioni saranno scongiurate fino al 2016. Il premier ha assicurato che per lui nulla osta ma prima vuole l'ok a tutto il provvedimento. Segno che non si fida appieno degli azzurri; e forse nemmeno Berlusconi si fida in toto del premier. Partita complicata, resa ancor più incerta dai rispettivi eserciti di malpancisti che sonnecchiano all'interno dei rispettivi partiti.

I malumori albergano sia nel Pd sia in Fi e potrebbero minare il percorso dell'Italicum (che arriva in Aula in Senato il prossimo 7 gennaio) e rendere interminabile l'elezione del successore di Napolitano. Ma il Cavaliere è convinto di tenere uniti e compatti i suoi anche perché, per il Quirinale, non c'è ancora un nome ufficiale.

Si tratta per canali sotterranei con l'accortezza di non bruciare quello papabile e, viceversa, di bruciare quello indesiderato. Una partita, questa, fondamentale. Soprattutto perché - come ribadito ieri sera in una telefonata agli azzurri di Napoli - il Cavaliere sarà presto di nuovo in campo.

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