La democrazia italiana finisce al "41 bis"

Una democrazia dal respiro corto. La maggioranza degli italiani non crede più nel voto

La democrazia italiana finisce al "41 bis"

Una democrazia dal respiro corto. La maggioranza degli italiani non crede più nel voto. È disillusa, stanca, rancorosa, lontana, pigra, annoiata, malfidata, miscredente e sente la sfida elettorale come una finzione. Tanto non cambia nulla. È chiacchiere e distintivo. La politica non è una risposta. Non è un ideale. Qualcuno si muove con la speranza un po' meschina di ottenere qualcosa. È la logica della clientela, del voto per interesse, per un posto di lavoro, per aggiustare le cose, per il conto della spesa. Il resto è questo sentimento di rassegnazione che circonda la cosa pubblica. Non è un fenomeno improvviso. È il risultato di una dissacrazione quotidiana. La democrazia è fragile e non si può dare per scontata. Non si può scarnificare per interessi di bottega. È quello che è successo. Quando dici che la vittoria del tuo avversario è indegna, non è legittima, stai sputando sulla democrazia. Sostieni che è sbagliata, un errore. Non funziona. Butti giù un pilastro.

La democrazia si basa sul riconoscimento della sconfitta. Se delegittimi l'avversario mandi in tilt sistema. Se poi arrivi a dire che i voti non si contano ma si pesano fai un danno ancora maggiore. L'elettore è ignorante, poco illuminato, non sa dove sta il bene, non vota chi dovrebbe votare. È manipolato, corrotto, in malafede, qualche volta è stato perfino definito disumano. L'elettore è saggio solo se vota dalla parte giusta, che casualmente è sempre a sinistra. C'è chi ha cominciato a mettere in dubbio il suffragio universale: una patente etica per votare. Tutti questi discorsi hanno appunto dissacrato la democrazia. A un certo punto abbiamo così avuto paura dell'elettore che le elezioni sono diventate un'insidia. Il voto come un rischio. L'unico governo saggio è quello tecnico, dove il Pd avrà sempre un posto a tavola. La democrazia insomma è stata messa in quarantena. Davvero vi stupite se poi il voto non ha più nulla di sacro? La cultura di sinistra, per fastidio aristocratico, ha ripudiato la democrazia, fino a allontanare i propri elettori. Li ha disillusi. Li ha portati a giocare su altri campi. Non è dal voto che si aspettano una riscossa. La politica è altrove. Il tempio della democrazia non è più in Parlamento, ma ovunque si posso fare spettacolo. Così al posto del momento elettorale c'è la festa.

La democrazia dissacrata si fa carnevale. Lì la sinistra si sente ancora popolo, si sente vincente, si sente a casa sua, in una sorta di ebrezza narcotizzante. La democrazia, quella reale, è confinata al 41 e rotti per cento.

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