D i Maio dice no, Renzi dice no, Salvini dice no, Berlusconi a questo punto fa sapere che non tocca a lui dire sì: gli accordi si fanno almeno in due. Il «governo di tutti» insomma è una bolla vuota, un cerchio dove il primo che mette un piede si brucia. Mattarella ogni giorno fa un appello al dovere. Qui un governo ci vuole, non fosse altro per farlo cadere. Tutti annuiscono, ma nessuno si fa avanti. Il pensiero strisciante è: meglio irresponsabili che fessi. Il dovere non conviene. Il prossimo è un governo a perdere. Lo sconti dopo, sostengono gli impresari di partito. Lo sconti voto a voto. Ti inciuci, ti inguai, ti sporchi, ti ammucchi con quelli che hai insultato fino a ieri. La gente, sostengono, non capirebbe. E poi ci sono i conti, l'Iva, la manovra finanziaria, le promesse elettorali. Chi glielo dice a quelli del Sud che non c'è trippa per il reddito di cittadinanza? E a quelli del Nord che non decolla la flat tax? Un governo fantasma, invece, è senza peccato. Risultato. Mattarella si rassegni e bandisca nuove elezioni.
Questo è il gioco dei leader. Ma gli altri 942 parlamentari eletti che faranno? Resistono. Sono sopravvissuti alla sciarada delle liste, si sono ritrovati nel collegio buono, hanno speso denari e qualcuno si è perfino indebitato, alla fine sono sopravvissuti al voto e finalmente stanno lì belli comodi al Senato e alla Camera. No, non scherziamo. Non si uccide in culla una legislatura. Non si sgozza un vitalizio. C'è gente che sta già brigando per la seconda e terza carica dello Stato e chi di notte sogna una presidenza, chi ha promesso una vita onorevole alla moglie/marito o alla amante o a tutte e due. Chi ha prenotato la vacanza per i primi di agosto e ci rivediamo a settembre. Tutte buone ragioni per trovare uno straccio di governo. Magari con calma, magari turandosi il naso.
Un governo ci vuole, non fosse altro per brindare sereni agli anni '20. Ecco, sono loro il vero esercito di Mattarella.Non è il dovere la chiave, ma l'interesse individuale. È l'egoismo dei tanti la via d'uscita al rebus post elettorale. La democrazia salvata dai peones.
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