Denunce, una norma-scudo tutelerà medici e infermieri

Nel "Cura Italia" si studia una formula per proteggere il personale sanitario da eventuali speculazioni legali

Denunce, una norma-scudo tutelerà medici e infermieri

Sono in prima linea a combattere contro un nemico invisibile e insidioso e stanno pagando un prezzo altissimo in questa guerra, mettendo a repentaglio la loro vita per cercare di salvarne tante altre. Ma oltre alla salute, medici e infermieri rischiano anche di ritrovarsi, magari più in là, quando l'emergenza sarà finita, al centro di controversie giudiziarie per presunte colpe nella gestione di pazienti che non ce l'hanno fatta. Una possibilità più che concreta vista la situazione drammatica in cui versano gli ospedali e le gravi condizioni dei ricoverati.

La politica è all'opera per salvaguardarli e per farli lavorare serenamente, se non altro senza questo pensiero. L'idea a cui si sta pensando è quella di uno «scudo giuridico» per dottori e operatori sanitari per tutelarli e metterli al riparo da eventuali cause o richieste risarcitorie. Sul punto maggioranza e governo hanno raggiunto un'intesa dopo aver esaminato i vari emendamenti presentati in Senato al decreto Cura Italia. L'emendamento del Pd, tra i primi a presentare una norma ad hoc, è stato riformulato, escludendo il personale tecnico-amministrativo ma prevedendo allo stesso tempo il riferimento più generale alla struttura socio sanitaria. In questo difficile momento legato alla pandemia si limiterà la responsabilità civile e penale di medici e infermieri, tranne nei casi in cui venga riconosciuto il dolo o colpa grave. «In ragione della eccezionalità dell'emergenza sanitaria determinata dal diffondersi del Covid-19, in relazione agli eventi dannosi che in essa abbiano trovato causa - si legge nell'emendamento riformulato - la responsabilità civile delle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche o private, e degli esercenti le professioni sanitarie è limitata ai casi in cui l'evento dannoso risulta riconducibile a condotte poste in essere con dolo o colpa grave». Visto il numero dei morti che si contano ogni giorno nelle rianimazioni e le condizioni limite in cui è costretto a lavorare il personale sanitario, l'emendamento specifica anche cosa sarà considerato «colpa grave», cioè «quella consistente nella palese e ingiustificata violazione dei principi basilari che disciplinano la professione sanitaria o dei protocolli o programmi emergenziali eventualmente predisposti per fronteggiare la situazione in essere». Soltanto in questo caso si potrà parlare della violazione dell'articolo 590-sexies del codice penale che punisce chi causa morte o lesioni personali in ambito sanitario. Altrimenti avvocati senza scrupoli potrebbero avere vita facile nel tentare di far leva sulla sofferenza di chi ha perso i propri cari. Per valutare la gravità della colpa e tutelare chi lavora in situazioni inimmaginabili, bisognerà tenere conto anche di diversi altri fattori, quali «la situazione organizzativa e logistica della struttura, in relazione all'eccezionalità del contesto emergenziale, al numero di pazienti su cui è necessario intervenire e alla gravità delle loro condizioni, alla disponibilità di attrezzature e di personale nonché al livello di esperienza e di specializzazione del singolo operatore sanitario».

Anche le opposizioni spingono per uno scudo.

«Medici e infermieri vanno salvaguardati da possibili speculazioni legali», afferma Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. D'accordo il leader della Lega Matteo Salvini: «Ci vuole un'enorme barriera protettiva a garanzia di tutti coloro che stanno lavorando».

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